Le guerre partono tutte con grandi ideali, poi diventano materia. Nel Dottor Živago c'è Strel’nikov che possiede «in misura rara purezza morale e senso della giustizia». Va al fronte con le migliori intenzioni, ma «alla sua coerenza di principi mancava l’incoerenza del cuore, che non conosce casi generali, ma solo il particolare, ed è grande perché agisce nella sfera del piccolo». Finisce a fucilare le persone. Boris Pasternak non piaceva ai sovietici, perché aveva scritto un romanzo d’amore, ambientato durante la rivoluzione del 1917, in cui il protagonista rivendica il diritto alla vita privata e misura la distanza tra gli ideali del conflitto e i morti in strada. Il 30 maggio del 1960 il poeta morì tra gli insulti dei quotidiani locali. Gli rimproveravano di avere ricevuto il Nobel. Aveva rinunciato al premio, ma non era bastato. Fecero di tutto per nascondere il luogo del funerale, ma al cimitero di Peredelkino arrivarono in molti. Gli agenti insistevano perché si sloggiasse in fretta. Qualcuno si fermò a leggere poesie. «È successo più volte nella storia. Quello che era stato concepito in modo nobile e alto, è diventato rozza materia». Orecchie aperte alle 21.30.