“Ciò che è vero al di qua dei Pirenei non è spesso più vero al di là”. Lo diceva Pascal commentando l'uso di dividere gli Stati con linee immaginarie. «Si può dar cosa più spassevole di questa: che un uomo abbia il diritto di ammazzarmi solo perché abita sull'altra riva del fiume e il suo sovrano è in lite con il mio, sebbene io non lo sia con lui?». Una riflessione aspra sul ruolo del confine, quell'oggetto misterioso che nel contempo ci separa e ci unisce, e che di fronte all'emergenza di questi giorni appare ininfluente. Poi ci sono le stirpi senza terra, che proprio per questo spesso vengono dimenticate. Non dalla Campana però, che dieci anni fa ha accolto la bandiera di Rom e Sinti, che non hanno un territorio ma hanno una lunga storia. Non ci sono molti luoghi dove sventola il vessillo “di un popolo da sempre in movimento, i cui membri sono divisi da grandi distanze, eppure orgogliosi di riconoscersi in un’unica bandiera”, come disse in quell'occasione il reggente Alberto Robol. È più facile affidarsi al confine, che ci da sicurezza, ci aiuta a capire dove finiamo “noi” e cominciano “loro”, ci definisce, ci dice chi siamo, ed eventualmente ci da la possibilità di sparare a qualcuno che vive dall'altra parte del fiume. Non dal Colle di Miravalle però. Orecchie aperte alle 21.30.

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