“Ci sono fiori dappertutto per coloro che vogliono guardare”, diceva Henri Matisse, e in effetti lui li trovava spesso, ce li mostrava, ed erano di colori inattesi. Li vede anche Mishaela, la protagonista di una canzone di Noa, che “saluta il silenzio desolato” con una risata, perché scorge “un arcobaleno a est” che illumina prati verdi, ed è tutto quello di cui ha bisogno. In giorni in cui la rete pullula di iniziative “per far passare il tempo velocemente”, la cantante israeliana ha provato a rallentare. Da sempre impegnata nell'utilizzo sociale e politico del linguaggio musicale, qualche giorno fa si è esibita in streaming per esprimere la sua vicinanza a persone che da pubblico di un concerto sono diventate protagoniste di una pandemia. L'ha fatto cercando di dare una chiave per interpretare quello che sta accadendo. Non è la prima volta. Il 20 luglio del 2006 con lo stesso proposito era salita alla Campana e aveva portato con se Mishaela, una donna giovane che cammina nel deserto, e che scorge alberi verso i quali incamminarsi con speranza dove tutti gli altri vedono solo dune aride. La serata era fresca, Noa cantò con voce intensa e lo fece con uno scopo. Non è Matisse, ma come lui qualche volta ci mostra fiori dove vediamo solo sabbia. Utile nel 2006, indispensabile oggi. Orecchie aperte alle 21.30.

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