Ci sono dei momenti magici nella storia, attimi in cui le cose possono cambiare. Uno si è materializzato tre anni fa in Siria: la guerra poteva finire, c'erano tutte le premesse, si era anche arrivati a un accordo tra Stati Uniti e Russia, ma l'opportunità non è stata colta e in quella regione si continua a morire. Questione di timing. Lo ha raccontato Staffan de Mistura il 16 febbraio scorso alla Campana. Diplomatico di lungo corso, con alle spalle 21 conflitti e tre tentativi di pensionamento falliti, era uno dei negoziatori. Mediava tra le parti per conto dell'Onu. Non ha negato che in quei casi ci si abbatte, ma ha fatto proprio il motto di Samuel Beckett: “Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio”. Forse a questo servono le organizzazioni sovrannazionali, a continuare a provarci quando sembra inutile. E anche per questo la Campana gode dello status consultivo speciale alle Nazioni Unite e del partenariato al Consiglio d'Europa, perché continua a provarci. Ogni tanto anche i diplomatici si chiedono se quello che fanno sia utile, visto che i conflitti continuano a esserci. In questi casi si può prendere in prestito la massima di Dag Hammarskjöld, segretario generale al Palazzo di Vetro dal 1953 al 1961 e premio Nobel per la Pace: “L'Onu non serve per portare il mondo in Paradiso, ma per non farlo precipitare all'Inferno”. Orecchie aperte alle 21.30.

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