Estote parati. I movimenti dei popoli, le crisi finanziarie, i disastri ambientali e le pandemie non sono eventi eccezionali, sono fenomeni fisiologici del mondo globalizzato. Bisognerebbe essere pronti e invece ogni volta siamo presi alla sprovvista. Guardiamo i video in diretta della foresta amazzonica che brucia e poi ci stupiamo di essere interconnessi. Se da una parte del pianeta si guadagna molto e da un'altra non si mangia la gente si sposta. Se per andare a New York ci vogliono 9 ore, lo stesso tempo è sufficiente per importare tecnologia ed esportare malattie. Non è l'eccezione è la regola. Pensare in termini locali funziona per l'ordinario, anche bene, ma non basta. E allora forse non ci vorrà un governo mondiale, ma un maggiore coordinamento internazionale è necessario. Costruire ponti diplomatici e sociali, come cerca di fare la Campana da decenni, non è un esercizio mentale da visionari è semplice realismo. Il vaccino lo stanno cercando gli scienziati, ma l'antidoto spetta a noi trovarlo, e non c'è altra strada che la collaborazione internazionale basata su principi di solidarietà condivisi. Più o meno quello che c'è scritto sul Memorandum di Pace che firmano i paesi quando scelgono di issare la propria bandiera sul colle di Miravalle. Orecchie aperte alle 21.30.

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