Il 26 aprile di cento anni fa a Sanremo al posto del festival c'era una conferenza internazionale. La grande guerra era appena finita ed erano caduti 4 imperi. Era il momento di spartirsi i territori, e una parte della torta fu tagliata nella città dei fiori. Con particolare attenzione alle zone ricche di petrolio, i vincitori concordarono l'assegnazione del mandato sulla Siria alla Francia e di quelli su Palestina e Mesopotamia alla Gran Bretagna. L'idea, tra le altre, era quella di dare spazio a «un focolare ebraico». Si voleva creare un luogo in cui potessero convivere palestinesi ed ebrei, due popoli che hanno diritto alla pace e che hanno issato da decenni la loro bandiera sul Colle di Miravalle. Dopo la proclamazione dello Stato d'Israele sono seguite 4 guerre e una crisi ancora in corso. Si possono avere le migliori intenzioni, ma non si possono decidere i destini dei popoli senza interpellarli. Non si possono nemmeno umiliare gli sconfitti, perché rischi di lasciare spazio a dittatori sanguinari che vent'anni dopo scatenano un'altra guerra. Per costruire la Pace ci vuole tempo e condivisione. Un lavoro lungo, che non mette il petrolio in cima alle priorità. Orecchie aperte alle 21.30.

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