Il valore della dignità umana sta al di sopra della sovranità degli Stati. La rivoluzione è cominciata il 10 dicembre 1948 e non è ancora finita. Il programma eversivo è stato sintetizzato dai facinorosi nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite riunita a Parigi. Ostinati utopisti hanno gettato il seme di un radicale cambiamento giuridico, politico e culturale. Strano che non riesca a germogliare, perché le cose sono spiegate chiaramente. Forse siamo noi che tendiamo a selezionare nella lettura solo quello che ci conviene. Perché se è vero che «tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti» è anche auspicabile che agiscano «gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza». Sarebbe sufficiente il primo articolo, però tutto. E basterebbe seguire le istruzioni per l'uso inserite nel Preambolo. Lo strumento più efficace per la promozione dei diritti della persona e dei popoli è «l’insegnamento». Responsabilità ed educazione, le direttrici in astratto. Attenzione quotidiana e didattica, le azioni in concreto. Però bisogna essere rivoluzionari, e pure ostinati. Orecchie aperte alle 21.30.

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