Dal Reggente A. Robol

Quasi tutte le bandiere issate alla Campana sul Colle di Miravalle raccontano della liberazione del proprio Paese con una festa di autentica libertà.

Sabato, 25 aprile 2020 è il nostro grande giorno di libertà e liberazione sul nazifascismo, la via della ricostruzione del Paese e la progressiva apertura all’Europa, sperabilmente non più colpita da guerre fratricide che la perseguitavano da sempre. I settantacinque anni di pace sono il frutto di questa scelta lungimirante, del nostro popolo e della classe politica. Quasi tutte le minoranze che nel corso del secolo ventesimo e in questi anni hanno issato le loro bandiere nazionali, ritornano da Maria Dolens nel giorno storicamente più importante del loro paese, con una ritualità ben mirata e significativa della loro memoria. In tale modo la Campana segna la sua evoluzione di senso diventando un po’ alla volta ma per sempre mondiale e universale. Non più solo Campana dei Caduti della prima guerra mondiale, come l’aveva definita e voluta Don Rossaro nella sua fervida e creativa fantasia. Domenica 31 ottobre 1965 in piazza San Pietro tutta Rovereto, popolo e autorità, sindaco Guido Benedetti in testa con il ministro senatore Spagnolli, monsignor Alessandro Maria Gottardi nostro arcivescovo di Trento, quella laica e quella religiosa, si trovò in Piazza San Pietro per la benedizione di Maria Dolens da parte di Paolo VI, perché il fonditore Capanni aveva fatto il “miracolo” della guarigione della Campana. E’ fondamentale questo giorno perché accanto a Don Rossaro il fondatore il 4 ottobre 1925, festa di San Francesco e Padre Eusebio Jori suo grande successore, un ricordo speciale va al papa che di fatto originò questa innovativa e rivoluzionaria “significazione” di Maria Dolens. La triade Don Rossaro, Padre Jori e Santo Padre Paolo VI dette alla città di Rovereto il suono universale della libertà, della liberazione e della speranza. Obiettivo della Campana divenne di essere la voce del mondo della pace sparso in tutti i continenti, la solidarietà tra i vivi come condizione per ricordare degnamente i morti. Paolo VI è il vertice ideale e valoriale di questa triade attualizzando il messaggio di Don Rossaro e Padre Jori non solo nella memoria dei morti di tutte le guerre passate presenti e future, ma ammonimento alla vita dei vivi nella solidarietà, nella convivenza civile, nei diritti umani. E’ stato recepito tutto l’invito di Paolo VI a tal punto che il nostro statuto recita all’articolo 2 comma 4 “promuovere e diffondere con ogni opportuna iniziativa in Italia, in Europa e nel mondo sulla comunanza dei morti la fratellanza dei vivi”, nel comma 5 si aggiunge “promuovere attività ed iniziative volte a documentare, a studiare la riflessione sulla pace, valorizzando il primato ispiratore della fratellanza sulla comunanza dei morti”. A questo principio siamo stati fedeli, come Consiglio di Reggenza fino dal 2006 raggiungendo il partenariato con il Consiglio d’Europa, nel 2009 lo status consultivo delle Nazioni Unite, negli anni successivi andando a Gerusalemme, Ginevra e in quasi tutto il mondo. Il dolore per la situazione attuale è in parte lenito dalle note di Maria Dolens che ogni giorno sul quotidiano l’Adige Marcello Filotei scrive magnificamente per tutto il mondo ricordando l’assoluta profondità della Campana attraverso la “contaminazione” positiva del Colle. Ma che desolazione il silenzio della valle, il vuoto del giardino dell’anima interrotto solo dal suono di Maria Dolens delle 21.30. La Campana dei Caduti, apparentemente sola e abbandonata a se stessa è di fatto accompagnata dai pensieri e dai sentimenti di tutto il mondo, l’umanità sa che solo da lei viene il saluto di vita anche in questo momento di pandemia e quindi di sofferenza. Ma non c’è amore senza dolore e quindi amiamola e sentiamola sempre come proposta di vita. Il mito di Caino è immortale, ma la condanna della guerra si accompagna a quella del terrorismo, dei morti sul lavoro, tutto ciò che è contrario alla vita ed è per la morte non può che essere contro la Campana e lo si capisce ancora meglio in questi giorni di silenzio, sperando però che i roveretani contro la guerra ogni sera ascoltino la parola musicale, artistica e interiore di Maria Dolens, protettrice di tutto il Creato. Per dirla con Papa Francesco “non è nata per niente il 4 ottobre, festa di San Francesco”.


Il Reggente

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