C’è un artista che da tre decenni quasi ogni anno, verso ottobre, si ferma a riflettere su quello che è appena accaduto e lo sintetizza in un presepe. Si chiama Wanda Berasi, ma negli anni ‘50 il fatto che una donna fosse creativa non convinceva tutti. Ha deciso di darsi un nome che non rivelava il suo genere, diventò Muky. Quando l’attenzione si è focalizzata sulle opere più che su chi le realizzava è arrivato il successo internazionale. Lei è rimasta lì, a riflettere sugli orrori del mondo e a sintetizzarli in una visione artistica. Senza proposte politiche o mobilitazioni. È un’artista: segnala, denuncia, crea. Lo fa alla fine di ogni anno perché poi arriva il Natale, una metafora della speranza, anche per chi non crede. È così che sono nati nel 1989 Cambogia. Colori e Trincea, nel 1990 Kuwait. Il mio sangue sanguina sul sangue, nel 1991 Sud Marocco. Aiutami-strillo fra i crisantemi e via via risalendo i decenni fino all’attualissimo Crosta Terrestre. Inquinamento / respiro meccanico di Gesù del 2000 o a Usa-Afghanistan. L’attacco su New York e Washington del 2001. Tutti in mostra alla Campana fino al 6 Gennaio 2022.

Muki, «1990 Kuwait. Il mio sangue sanguina sul sangue» (particolare)

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