ARTE E PACE

 

Dipingere una guerra è come averle dipinte tutte. Specialmente se sei Picasso.

Quando i nazisti della Legione Condor e i fascisti dell’Aviazione legionaria italiana lanciarono l’Operazione Rügen pensavano che sarebbero stati ricordati come eroi nei libri di storia. Invece il bombardamento di Guernica, rasa al suolo il 26 aprile 1937 durante la guerra civile spagnola, è citato principalmente nelle lezioni sull’arte del Novecento. La tragedia causò uno choc in Picasso. L’artista ne uscì lavorando freneticamente per due mesi, fino alla realizzazione del capolavoro che porta il nome della città distrutta. Lo stesso anno l’opera fu mostrata al mondo dal padiglione spagnolo dell’esposizione universale di Parigi. Da allora quell’olio su tela che copre 271,266 centimetri quadrati è diventato un grido di dolore contro tutte le guerre. L’arte funziona così, il particolare serve a illuminare l’universale.

Se Guernica rappresenta e condanna tutti i conflitti, avrà pensato Vasco Gargalo, allora ci può aiutare anche oggi. È per questo che l’illustratore portoghese, classe 1977, ha deciso di realizzare Alepponica, un’opera in cui le figure originali sono state modificate per far posto a volti e simboli del conflitto in Siria. E allora la donna in fuga diventa una migrante che cerca di raggiungere l’Europa, mentre il cavallo, che originariamente rappresentava il popolo spagnolo, qui ha sul mantello la bandiera degli Stati Uniti. I fantasmi diventano presidenti in carica, le candele candelotti di dinamite, una mano afferra un fucile per rendere omaggio alla resistenza della città di Aleppo, mentre il toro, che simboleggiava il fascismo, ora ha le sembianze di un longevo capo di Stato.

Tutto è cambiato meno l’orrore della guerra. Anche il linguaggio è rimasto lo stesso: diretto, chiaro, di immediata lettura, come deve essere una denuncia che si rivolge a tutti. Lo stile è quello di Picasso, tra i pochi nel Novecento a essere stato comprensibile senza mai cadere nella banalità. Il talento era innato, certo, ma alcune cose si conquistano con il tempo. Prima di diventare un artista era solamente molto bravo. Ce l’ha raccontato lui: «A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino».

Vasco Gargalo, "Alepponica"

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