Come da alcuni anni a questa parte, in data 9 maggio la nostra Fondazione ha celebrato la Giornata dell’Europa con una cerimonia pubblica a forte partecipazione studentesca, arricchita nella circostanza da un inedito collegamento video con Kufstein, la città del Tirolo austriaco con la quale Rovereto è unita da un consolidato rapporto di gemellaggio.

Quello che segue è l’intervento da me pronunciato in apertura di manifestazione.

«Un cordialissimo buon giorno a tutti voi, sia a Kufstein che a Rovereto, e un sentito ringraziamento alle due istituzioni che hanno reso possibile l‘odierno collegamento attraverso le Alpi, il Comune di Kufstein con il Bürgermeister Martin Krumschnabel e il Municipio di Rovereto con il sindaco Francesco Valduga.

Desidero qui ricordare, anche se si tratta di un elemento noto, che le due città sono unite dal 1998 da un dinamico rapporto di gemellaggio che oggi si arricchisce di un nuovo e significativo evento.

Vorrei anche ringraziare le altre autorità presenti, in particolare i membri del Consiglio Comunale di Rovereto e soprattutto il professor Michele Nicoletti, docente presso l’Università di Trento, già parlamentare e già presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

Il suo atteso intervento concluderà la parte ufficiale del nostro evento.

Un affettuoso benvenuto dirigo poi alla signora Annamaria Megalizzi, mamma di Antonio, il giovane e brillante giornalista trentino, entusiasta sostenitore e divulgatore degli ideali europei, rimasto vittima a Strasburgo, a fine 2018, di un criminale episodio di terrorismo.

Da ultimo, vorrei menzionare la presenza al Colle di Miravalle anche di un consistente gruppo di studenti, impegnati con i loro insegnanti in una giornata di studio sulle tematiche dell’Europa di oggi. Provengono da ben 6 Nazioni (Austria, Bosnia-Erzegovina, Francia, Germania, Irlanda, Spagna) e dopo solo poche ore di conoscenza appaiono già perfettamente integrati con i loro colleghi italiani.

Passando al significato della celebrazione, commemoriamo oggi il 73o compleanno dell’Europa, il cosiddetto «Schuman Day», dal nome dell’allora ministro degli Esteri francese, Robert Schuman, che esattamente il 9 maggio 1950 rese nota la sua iniziativa per la creazione di uno spazio comune sul nostro continente. Un progetto formato da un processo a varie tappe e a crescenti livelli di integrazione, contrassegnato da moltissimi successi e da qualche inevitabile delusione, che ha aperto la via all’attuale Unione Europea, forte di 27 Stati membri e di 450 milioni di abitanti. Un’entità che dalla sua creazione ai nostri giorni ha garantito ai suoi appartenenti Pace, libertà, prosperità ed elevati standard di democrazia. Valori fondamentali che ciascuno di noi è chiamato a non trascurare e, soprattutto, a non dare per scontati, sulla base dei drammatici riscontri forniti dai media in relazione ad ambiti territoriali anche a noi prossimi.

Di conseguenza, ritengo fondamentale celebrare la data del 9 maggio nella qualità di cittadini europei, consapevoli dei nostri diritti ma anche dei nostri doveri e facendo nostro il messaggio di due simboli di Pace mondialmente conosciuti, quali l’Heldenorgel di Kufstein e la Campana dei Caduti di Rovereto.

Nonostante la loro diversità sotto il profilo dell’aspetto e del suono, il vibrante appello universale trasmesso da entrambi è assolutamente identico, la necessità cioè per gli Stati di basare le proprie relazioni sul rispetto reciproco e la mutua comprensione. In caso di problemi devono essere infatti il dialogo e i negoziati, e non certo l’uso della forza, a costituire le vie maestre per affrontare le difficoltà e risolverle con condivisa soddisfazione».

Fin qui la commemorazione al Colle di Miravalle, sul piano temporale coincidente con due eventi di indubbia rilevanza in un più vasto ambito europeo. In data 4 maggio, i ministri degli Esteri di 9 Paesi membri (auto-denominatisi «Gruppo di Amici», con le adesioni, fra gli altri, di Francia, Germania, Italia e Spagna) hanno lanciato, attraverso una dichiarazione congiunta, una iniziativa senza precedenti per riformare il sistema di voto in ambito UE, proponendo di abbandonare anche per il cruciale settore della politica estera e di sicurezza la regola dell’unanimità e di introdurre quella della maggioranza qualificata.

Da Strasburgo, proprio in occasione del Giorno dell’Europa, il cancelliere tedesco Scholz è andato persino oltre, includendo nell’auspicato nuovo sistema di voto anche la altrettanto sensibile materia fiscale.

A commento di quanto precede, appare realistico constatare che la strada da percorrere è ancora lunga (la maggioranza qualificata richiede l’adesione di 15 Stati rappresentanti il 65 per cento della popolazione UE), anche per la scontata opposizione di alcuni (con Ungheria e Polonia fra i prevedibili capofila) all’abbandono della “regola aurea” della unanimità. D’altra parte è ormai evidente - come dimostrato al di là di ogni possibile dubbio dalla sciagurata aggressione russa dell’Ucraina - come all’interno dell’attuale contesto di relazioni inter-statali il mantenimento da parte dell’Europa di un ruolo adeguato sia alla sua storia che alle sue potenzialità passi necessariamente attraverso il rafforzamento della sua coesione supra-nazionale e la velocizzazione dei processi decisionali interni.
Vigendo l’attuale sistema, i due obiettivi sopra descritti, lungi dal potersi affermare liberamente, finiscono per cadere troppo spesso ostaggio dei “ricatti” di questo o quel Paese membro, con motivazioni di puro stampo nazionalistico.

Considerato che, con i ritardi, le incertezze e le reticenze del caso, a livello istituzionale sembra prospettarsi un movimento “dall’alto” (top down) favorevole all’esigenza di “più Europa”, è ora certamente auspicabile l’intensificazione di un analogo fenomeno “dal basso” (bottom up) a livello di popolazioni residenti e di società civili. Un’operazione “a tenaglia”, insomma, per una volta tanto non associata a manovre militari di conquista di territori o di distruzione di infrastrutture, ma finalizzata all’ottenimento di livelli più elevati di democrazia, libertà, rispetto dei diritti dell’Uomo e solidarietà sociale. Nel ben più ridotto contesto geografico di appartenenza, l’iniziativa del 9 maggio fra Rovereto e Kufstein ha inteso ispirarsi esattamente a tali obiettivi.

Non è certamente a cuor leggero che concludo questo editoriale menzionando la recentissima visita alle vaste aree alluvionate dell’Emilia-Romagna compiuta, in compagnia della presidente del Consiglio dei Ministri Meloni, dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, anche al fine di valutare le più adeguate forme di assistenza che potranno essere fornite da parte delle istituzioni di Bruxelles.

«L’Europa è con voi» ha dichiarato a conclusione del sopralluogo la responsabile della Commissione, con una frase che, di per sé, si presta a svariate interpretazioni, da un coinvolgimento di facciata a una solidarietà effettiva. Di fronte all’immane portata delle devastazioni e alla straordinaria reazione delle popolazioni colpite, postesi immediatamente all’opera per ripristinare le condizioni di “normalità”, non ho motivo di dubitare che sia la seconda ipotesi a essere la corretta.

 

Il Reggente, Marco Marsilli

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