UN RICORDO DI PADRE EUSEBIO IORI

 

Chi ha conosciuto la guerra spesso si ritrova a lavorare per la Pace. Padre Eusebio Iori, Reggente della Fondazione dal 1953 al 1979, anno della sua morte, di guerre ne conosceva bene due. Una argomento ricorrente dei racconti di chi l’aveva appena combattuta, l’altra vissuta in pieno. Era nato il 24 agosto del 1918 a Revò, in Val di Non, e nello stesso mese del 1979 è morto, il 12, giorno in cui la Fondazione Campana dei Caduti lo ha ricordato anche quest’anno con un concerto organizzato assieme all’Associazione Italia-Austria di Trento e Rovereto e affidato al Coro «Bianche Zime», che ha proposto un programma dedicato al lavoro del frate cappuccino dal titolo “Campana squilla”. Assieme a loro l’arpista Chiara Brun, e gli attori Elisa Magnabosco e Romano Panizza, del gruppo «Prove de Teatro» di Calliano, che hanno contrappuntato l’evento con brani e letture.

È stata l’occasione per ripercorrere la vita di un uomo che ha fondato la sua attività su alcuni valori che oggi sono considerati centrali in tutta Europa, ma che nella prima metà del secolo scorso non erano così scontati. Abbattere i muri, costruire ponti, seminare la Pace non erano linee politiche condivise. I muri venivano costruiti, la Pace era giovane e garantita, si credeva, dalla chiusura verso l’altro. Di ponti culturali si parlava poco. Padre Eusebio ha continuato ad andare controcorrente a lungo, facendosi forza anche dell’abito religioso, vestito nel 1935, sette anni prima di diventare sacerdote. Una missione portata avanti dal 1943 al 1977 come cappellano della Guardia di Finanza a Trento e poi come Capo Servizio dell’Assistenza spirituale presso il Comando Generale a Roma. Un modo per vivere intensamente la missione religiosa, dedicandosi ai bisognosi, senza trascurare il suo ruolo di militare.

Come Reggente della Campana ebbe il merito di intraprendere iniziative in diversi ambiti e di promuovere relazioni, anche internazionali, che costituiscono ancor oggi un investimento prezioso per la Fondazione e per l’intera comunità regionale. Il lavoro che ha svolto tra Italia e Austria nel drammatico periodo del secondo dopoguerra, promuovendo proficue e continue relazioni pacifiche e di collaborazione, risulta oggi di grande attualità e viene portato avanti e implementato con iniziative su entrambi i lati del Brennero. Eccezionale, in particolare, è stato il suo impegno, oltre che per la rifusione di Maria Dolens, anche per ottenere il riconoscimento della personalità giuridica della Fondazione Campana dei Caduti.

A 65 anni dal Trattato di Roma del 25 marzo 1957, riscoprire le radici europee, individuarne i valori fondamentali anche con il ricordo di personalità di rilievo che hanno aiutato a formare il tessuto culturale di questo importante percorso politico e istituzionale, non è una semplice celebrazione storica, ma un impegno sociale e culturale per dare nuovo slancio a quegli ideali. E tra le personalità da ricordare rientra certamente Padre Eusebio Iori, la cui vita è stata caratterizzata da una grande operosità a favore del dialogo tra i popoli e per la Pace. Cose che in questi tempi sarebbero particolarmente attuali e utili.

 

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