Non c’è alcun automatismo. Non è scontato che dopo un trauma ci sia una trasformazione. Abbiamo scoperto la fragilità. La tentazione è di superarla con la potenza. Trovare un altro vaccino, risistemare i conti pubblici e ricominciare. Condizioni necessarie ma non sufficienti, si dice in matematica. “Quella è la strada di prima. E la strada di prima porta a dove siamo adesso”, sintetizza Johnny Dotti, che di mestiere analizza fenomeni sociali complessi. Se in quello che sta accadendo vediamo solo la necessità di un maggiore intervento pubblico, che garantisca sicurezza andremo verso una regressione statalista. Se chiuderemo i confini dovremo ripensare anche i mercati, e i paesi che vivono di turismo ed esportazioni potrebbe passarsela molto male. Lavorare per il futuro significa mettersi nella condizione di generarlo, altrimenti “andrà tutto bene” rimarrà uno slogan buono da cantare dalla finestra. Possiamo correre sulla ruota del criceto e ritrovarci sempre allo stesso punto, se va bene con un farmaco che funziona e lo spread un po' più basso del solito. Oppure possiamo cominciare a costruire il nostro avvenire su altre fondamenta, per esempio quelle della Campana, che sono solide e reggono bene. Badile e cazzuola, ma ora, perché non c'è alcun automatismo. Orecchie aperte alle 21.30.

Iscriviti alla nostra newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione