Come nei film del neorealismo. Persone disperate che portano un oggetto di famiglia al Monte dei Pegni per avere indietro una piccola somma. Stesse scene, ma con la mascherina. Fino a poco tempo fa era un tema letterario. Nel 2010 Elena Loewenthal ha pubblicato dei racconti nei quali descrive situazioni limite, come quella di una signora che impegna un quadro di pregio, ultimo ricordo dei genitori. Percorsi drammatici, ma individuali. Non è più così. Contrariamente a quanto previsto da frettolosi esperti, il virus non è un grande livellatore economico, anzi sta creando differenze sempre più profonde. La povertà globale aumenterà quest’anno per la prima volta da oltre due decenni. Secondo la Banca mondiale in milioni cadranno in miseria nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia meridionale. Un improvviso impoverimento potrebbe riguardare l’8 per cento dell’umanità, mezzo miliardo di persone. E in certe parti del mondo “impoverimento” è sinonimo di fame. Virus e crisi economiche non conoscono confini. Da certe situazioni si esce solo con una strategia globale che non lascia indietro nessuno. La Campana veglia su quelli che stanno in fondo alla fila, ovunque siano. Orecchie aperte alle 21.30.

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