“Come Wanda Berasi mi si filavano in pochi”. Una donna pittrice, scultrice, scrittrice, poetessa, ceramista, operatrice culturale. Imperdonabile. Erano gli anni '50 e poi i '60, per un'artista era meglio essere un uomo, e anche per qualsiasi altro mestiere. Si diede un nome che non rivelava il suo genere, diventò Muky. Sciolta dal pregiudizio ha promosso l'informale in mezzo mondo, ha incontrato tutti, li ha invitati a cena a casa sua e ha chiesto a qualcuno di firmare un piatto. Da tre decenni quasi ogni anno, verso ottobre, si ferma a riflettere su quello che è appena accaduto e lo sintetizza in un presepe. Decine di istantanee sugli orrori del mondo. Urla di pace. Ognuna con il segno distintivo di un conflitto ravvicinato, contemporaneo. Scrive libri fuori dal coro. In Borderline nel 1978, assieme ad Angelo Gherardi, ha raccontato la storia di un’esistenza combattuta con l’unica arma dell'amore. Dice di avere più di 90 anni, ma deve essere una bugia come quella del nome. Ha lo stesso coraggio della ragazza che in Romagna girava con i pantaloncini corti tra le signore con il fazzoletto nero in testa. I suoi lavori sono al Colle di Miravalle. Orecchie aperte alle 21.30.

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