Tre cori, due a Rovereto e uno a Betlemme, si sono avvicendati il 2 dicembre alla Campana per ricordare che non c’è un’alternativa alla Pace. L’incontro, promosso congiuntamente dalla Fondazione e dalla Custodia di Terrasanta, ha voluto puntare sulla potenza unificatrice della musica. «Note di Pace. Rovereto - Betlemme» è il titolo di un’iniziativa che si può ancora seguire su youtube a questo link.

Si può ascoltare per intero il discorso del segretario della Fondazione, Paolo Mirandola, che ha portato i saluti del Reggente, Marco Marsilli, e ha ribadito che «non possiamo tollerare quanto è successo e sta succedendo». «Gaza, Gerusalemme, Betlemme - ha aggiunto - sono le sedi dove riaffermiamo gli scopi della Campana dei Caduti». E si possono ancora vedere e ascoltare i bambini del Minicoro di Rovereto che, diretti dal maestro Gianpaolo Daicampi, ci ricordano che «la Pace si può», così come gli adulti del Coro di Sant’Ilario, diretto dal Maestro Federico Mozzi, che in dialetto friulano hanno aperto la loro esibizione con Ai preat, una preghiera per la fine di tutte le guerre. Circa 3600 chilometri a sud-est c’era un altro coro, composto da ragazzi di Betlemme che quella sera non erano sicuri di quale strada fare per tornare a casa senza incappare nei bombardamenti. Comunque non hanno voluto rinunciare a cantare in diretta streaming per ricordare a tutti che una speranza deve esserci. C’era una sola grande differenza tra i bambini di Rovereto e loro. A sottolinearla ci ha pensato presentandoli padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme: «sono settimane che questi ragazzi non ridono».

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