ACCADE ALL’ONU
L'ESEMPIO ALGERINO

 

L'Algeria è un Paese complesso. Vive una crisi politica ed economica di vasta portata, ma anche una tensione continua per risolverla in favore di una convivenza pacifica basata sul dialogo. Un presidente ha faticato troppo a lasciare l’incarico dopo diversi mandati, le oligarchie sono difficili da scalzare e il flusso di proteste contro la classe dirigente è praticamente continuo. I giovani però scendono in strada per rivendicare il diritto a una democrazia più compiuta, non semplicemente per proporsi come sostituti di chi è al potere. Negli ultimi anni le manifestazioni sono state dipinte come “anti Bouteflika”, ma in realtà il malcontento dei cittadini non sembra limitarsi all’operato dell’ex capo di Stato, uscito dal contesto politico a oltre ottanta anni nel 2019 dopo due decenni di dominio. Abdelmadjid Tebboune è entrato in carica nel dicembre di due anni fa e il Paese si sta preparando a nuove elezioni parlamentari. La popolazione però rimane in piazza.

Collocato al crocevia di una miriade di tradizioni e lingue il Paese africano si fa promotore di una convivenza armonica in tutto il mondo

I nodi sociali ed economici da cui è scaturita la protesta nel febbraio 2019 non sono stati sciolti. E dopo una sospensione temporanea delle manifestazioni, per via del Covid, i cortei sono ripresi.

In una situazione del genere ci si aspetterebbe una tendenza verso l’autoritarismo, con il mito dell’”uomo forte” a farla da padrone. Invece no, almeno non del tutto. L’Algeria oltre a essere il più vasto Paese dell’Africa è anche un punto di riferimento nella cultura del dialogo, in quel continente e oltre. La Giornata internazionale del vivere insieme in Pace, che da tre anni si celebra il 16 maggio, rappresenta il riconoscimento della comunità internazionale agli sforzi sostenuti da Algeri per promuovere il rispetto reciproco e la tolleranza.

È iniziato tutto l’8 dicembre del 2017, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione presentata da Sabri Boukadoum, che nel frattempo è diventato ministro degli Esteri. La tesi era chiara: l’Algeria è collocata al crocevia di una miriade di religioni, tradizioni e lingue e per questo motivo l’obiettivo delle istituzioni locali non può essere che quello di promuovere una convivenza armonica. Senza distinguere tra nazionalità, genere, lingua o religione. Il sotto-testo è ancora più chiaro: provateci anche voi che vivete in una situazione meno complicata. In un momento storico in cui la crisi economica ci porta quasi naturalmente a difenderci dall’altro, vissuto come una minaccia più che come una risorsa, può essere utile fare riferimento a un Paese in cui la convivenza con il diverso è costante, strutturale. La strada è segnata, l’obiettivo è vivere insieme in Pace, il 16 maggio la data per ricordarselo. Tutte le sere un memento arriva anche da Maria Dolens. Ore 21.30. È chiusa è vero, ma c’è lo streaming.

vivere insieme in pace

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