Quasi sempre le cose sono più complesse di quello che sembrano. Il quasi è di troppo. Tentare di realizzare gli obiettivi posti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite è una vera e propria impresa e non può toccare a noi portarla a termine. Doveroso per una Fondazione come la nostra, che ricopre lo status consultivo speciale presso l’Onu, è invece riflettere sulle questioni sollevate dal Palazzo di Vetro, mettendo in evidenza, come in questo caso, le profonde relazioni che esistono tra elementi che possono apparire distanti.

Il 17 luglio scorso, quando sul Colle di Miravalle sono saliti quattro esperti per prendere parte a una Tavola rotonda sull’Obiettivo 8, quello sul lavoro, è apparso immediatamente chiaro che parlare di questo argomento senza includere nel discorso la parità di genere, lo sviluppo sostenibile, le questioni territoriali e la necessità di una stretta collaborazione internazionale sarebbe stato solo un esercizio di stile. I relatori, invece, hanno scelto un approccio concreto, scientifico, oggettivo. I dati prima delle opinioni. Il quadro che ne è emerso è complesso proprio perché garantisce una visione al tempo stesso storica, giuridica ed economica.

Se le Nazioni Unite invitano i Paesi di tutto il mondo a promuovere una crescita economica inclusiva e un lavoro dignitoso per tutti, in primo luogo ci dobbiamo chiedere se sia una cosa possibile, poi cosa stiamo facendo, e infine quali sono i risultati delle nostre azioni. Ascoltando gli interventi di Alessandra Pietrobon, docente all’Università di Padova, di Elena Dundovich, che insegna storia delle relazioni internazionali all’Ateneo di Pisa, di Gianluca Alberini, del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, e di Adalgiso Amendola, ordinario di economia all’Università di Salerno, certe cose si sono chiarite, alcune sono sembrate più complicate di quello che pensavamo, molte sono entrate in relazione tra loro.

Per evitare che questa riflessione restasse solo un ricordo vago, nel quale i concetti si sovrappongono, si confondono, o restano nella memoria deformati, abbiamo deciso di pubblicare questo numero speciale de «La Voce di Maria Dolens», raccogliendo delle sintesi degli interventi. Saranno gli stessi relatori a condurci attraverso un percorso che va affrontato con un approccio multilaterale (Alberini), senza dimenticare che l’Onu ci chiede di raggiungere un obiettivo che è molto ambizioso (Amendola), focalizzando l’attenzione su territori che hanno delle loro esigenze specifiche (Pietrobon) e tenendo sempre come orizzonte condiviso la parità di genere, punto di partenza imprescindibile per uno sviluppo che sia davvero sostenibile (Dundovich).

I partecipanti alla Tavola rotonda sotto la Campana assieme al Reggente Marco Marsilli, al centro

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