ACCADE AL CONSIGLIO D’EUROPA

 

Le Giornate del Consiglio d’Europa sono state tra i temi principali della sessione plenaria del Club di Venezia che si è tenuta a Palazzo Franchetti tra il 30 novembre e il 1° dicembre scorsi. L’iniziativa, posta in evidenza durante la tavola rotonda sul tema «Il futuro della comunicazione pubblica», è considerata una buona pratica per la comunicazione istituzionale in quanto porta a conoscenza dei cittadini quanto le decisioni assunte a Strasburgo incidano direttamente sulla loro vita quotidiana. La maggior parte delle persone farebbe fatica a elencare i punti salienti della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dalla Carta sociale europea. In pochi conoscono le varie convenzioni in vigore che coprono ogni aspetto dei diritti, dalla prevenzione della tortura alla lotta contro il traffico di esseri umani, fino alla lotta contro la violenza sulle donne.

Ma al centro del dibattito a Venezia c’è stato anche il futuro della comunicazione pubblica in Europa alla luce delle molteplici variabili che si riscontrano sul piano istituzionale, politico, tecnologico e professionale.

Una prima parte delle relazioni ha riguardato l’avvicinamento alle prossime elezioni europee, che si svolgeranno nel mese di giugno 2024.

Si tratta infatti di un test cruciale per misurare il grado di fiducia e di consapevolezza dei cittadini. Importante sarà soprattutto il ruolo che potranno esercitare le strategie di comunicazione che a ogni livello verranno promosse. Più in generale è stata sottolineata la necessità di una collaborazione interistituzionale e di un approccio di sistema che coinvolga istituzioni, imprese e società civile.

Una seconda parte della conferenza ha affrontato la specificità dell’evoluzione tecnologica e il delicato equilibrio tra rischio e opportunità del quale va tenuto conto nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Il problema principale davanti agli occhi di tutti è quello costituito da manipolazione, falsificazione e deformazione dei contenuti in rete. Al momento non esiste una regolamentazione precisa in questi ambiti, né ci sono strumenti alla portata di tutti che consentano di distinguere il vero dal falso. Il 2024 in questo senso sarà un vero e proprio banco di prova, soprattutto perché è «un gigantesco electoral year che vedrà impegnati lungo l’arco dei prossimi 12 mesi circa 2 miliardi di persone (in pratica la metà dell’elettorato mondiale) sparsi in oltre 70 Paesi del pianeta», come spiega l’editoriale del Reggente, Marco Marsilli, pubblicato su questo numero.

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