PER CHI SUONA LA CAMPANA - P4

 

I progetti sembrano quasi sempre ovvi quando sono stati realizzati. Ma le variabili di cui tenere conto sono moltissime quando ti imbarchi in un’impresa che non ha precedenti ai quali fare riferimento. Per esempio bisogna tenere conto che una Campana mentre oscilla può causare danni. Anche gravi. Per esempio può far crollare una torre. Per questo tra settembre e ottobre del 1924 ingegneri e tecnici si recarono più volte sul bastione Malipiero per verificarne la stabilità. Al termine degli accertamenti venne fuori che quel luogo era adatto alla posa «della monumentale Campana dei Caduti, sia perché in posizione eminentemente elevata e centrale della città, sia per la sua robusta costituzione». Ma qualcosa bisognava fare: «l’oscillazione della campana richiede il rafforzamento della platea superiore del torrione in forma di anello circolare in cemento armato», decretarono gli esperti.

Mentre i tecnici facevano il loro lavoro, però, don Rossaro pensava ad altro e aveva già firmato il contratto di fusione della Campana con la ditta «Luigi Colbacchini e Figli» di Trento. Ma nemmeno questo era ancora abbastanza. C’era bisogno di ragionare sulle decorazioni e su una parola, una frase, un motto. Qualcosa insomma che spiegasse esattamente quale fosse il senso dell’operazione.

Fu convocato l’artista trentino Stefano Zuech che propose un’elaborata serie di bassorilievi simbolici. Il senso di quelle figure doveva rispecchiare il pensiero di don Rossaro rispetto alla guerra: un misto tra eroismo e riflessione sul mistero della morte.

Al centro della campana veniva collocato il volto dell’Ecce Homo, più in basso la partenza del soldato, gli strumenti della guerra e poi la morte con il corteo funebre di donne piangenti. Infine la vittoria annunciata da trombe squillanti, soldati a cavallo e da una giovane che porta in mano la Vittoria alata, la Pace, deposta sull’altare dove sono incise le date 1914-1918. I conflitti sono evocati nella loro crudezza. Per questo i soldati dell’ultima scena sono ritratti senza divisa militare, nudi. Sono solo uomini. Non conta la nazione di provenienza, gli ideali per i quali lottano, gli atti che gli hanno resi eroi o codardi. Sono solo uomini, nudi perché la guerra toglie tutto.

Ma don Rossaro stava pensando anche a un’iscrizione che potesse dare un significato univoco a tutta l’opera. È lui stesso a raccontarlo nei suoi diari.

In particolare ricorda il momento dell’ispirazione, che gli venne mentre accompagnava «una vecchierella del Veronese» tra i cimiteri del Monte Zugna alla ricerca della tomba del figlio. Fu vagando tra le tombe che pensò per la prima volta alla morte come un lungo sonno nelle tenebre, illuminate però dalla luce di Cristo. «La Campana – scrive don Rossaro – canterà, ammansando tutti i popoli sotto la sua materna carezza, fondendoli in un sol cuore, proprio come un giorno sentì fondersi nel proprio seno i feroci cannoni di tutte le Nazioni». Fu questo intreccio di sentimenti, da una parte la Patria, dall’altra la visione cristiana universale, che spinse il sacerdote a comporre i distici latini che furono cesellati sul dorso della Campana: Dormite in umbra noctis, laetamini in lumine Christi. Dum aere jungo populos, et vestras laudes celebro (Dormite nell’ombra della notte, esultate nella luce di Cristo, mentre con il bronzo unisco i popoli e celebro la vostra gloria).

Decorazioni della Campana

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