ACCADE ALL’ONU
GIORNATA MONDIALE PER NELSON MANDELA

 

Nelson Mandela non si chiamava Nelson, e non era nemmeno una persona povera. Era nato il 18 luglio 1918 nella famiglia reale dei Thembu, una tribù di etnia Xhosa che viveva in una fertile valle del Capo Orientale. Il suo vero nome, nella lingua d’origine, era Rolihlahla, ma l’insegnante del collegio britannico di Healdtown non lo sapeva pronunciare, e non sapeva nemmeno che significava «attaccabrighe». Malgrado gli appellati tribali originali fossero molto più adatti a definire il carattere e l’attitudine di ogni ragazzo, i colonialisti affibbiavano nomi a caso ai malcapitati, segnandoli così per tutta la vita, cercando di imporre loro con il nome anche un futuro.

Probabilmente non c’entra niente, ma comunque Nelson non è un nome qualsiasi. Significa «figlio di Neil» e viene usato in onore di Horatio Nelson, l’ammiraglio che morì nella battaglia di Trafalgar respingendo la flotta di Napoleone. Un marinaio, dunque, che non si è fermato quando è arrivato il pericolo, che aveva un obiettivo preciso, e che l’ha raggiunto, anche a costo della propria vita. E sicuramente è un caso, ma al processo seguito all’ennesimo arresto, che lo porterà a lungo in carcere, Mandela concluse la sua appassionata arringa, durata 4 ore, con le parole: «Ho nutrito l’ideale di una società libera e democratica, in cui tutte le persone vivono insieme in armonia… Questo è un ideale per cui vivo e che spero di realizzare. Ma se è necessario, è un’ideale per il quale sono pronto a morire».

Sarebbe stato disposto a morire e c’è andato molto vicino nei 27 anni passati in prigione per la sua resistenza al regime segregazionista sudafricano, prima di essere liberato nel 1990. A quattro anni dal rilascio era presidente del Sudafrica. La sua vita è stata completamente dedicata a un ideale, a valori che continuano a essere fonte di ispirazione per il mondo. Per questo il 18 luglio di ogni anno le Nazioni Unite dedicano una Giornata internazionale al ricordo della sua lotta a tutela della libertà e dei diritti umani. La ricorrenza è stata istituita nel 2009 da una Risoluzione dell’Assemblea Generale, come riconoscimento del contributo di Mandela alla promozione di una cultura di Pace in tutto il mondo. Ma nel 2015 il focus della Giornata è stato ampliato, di modo da diventare un’occasione per porre l’attenzione sul tema dei diritti umani nelle prigioni. A questo scopo un’ulteriore Risoluzione ha adottato le cosiddette «Nelson Mandela Rules», che riguardano gli standard minimi da rispettare per il trattamento dei detenuti. L’obiettivo è quello di promuovere condizioni umane negli istituti penitenziari, sensibilizzare sullo status dei carcerati come parte integrante della società e riconoscere il ruolo di coloro che lavorano nelle case circondariali e svolgono un servizio sociale di particolare rilevanza.

L’”attaccabrighe” ha raggiunto il suo scopo, la sua eredità è feconda e forse si può sintetizzare in una sola frase: «Non vi è nessuna strada facile per la libertà», come disse il 10 maggio 1994 nel discorso di insediamento alla presidenza del Sudafrica, del quale pubblichiamo uno stralcio nella pagina accanto.

 

DISCORSO DI INSEDIAMENTO, PRETORIA, 10 MAGGIO 1994

Oggi, tutti noi, con la nostra presenza qui e con le celebrazioni in altre parti del nostro Paese e del mondo, conferiamo gloria alla neonata speranza di libertà. Siamo appena usciti dall’esperienza di una catastrofe straordinaria dell’Uomo sull’Uomo durata troppo a lungo, oggi qui deve nascere una società a cui tutta l’umanità guarderà e questo ci renderà orgogliosi.

I nostri atti quotidiani devono produrre una realtà del Sud Africa capace di rafforzare la nostra umanità, la fede nella giustizia, di rafforzare la nostra fiducia nella nobiltà dell’animo umano e sostenere tutte le nostre speranze per una vita gloriosa per tutti.

Per i miei connazionali, non ho esitazione a dire che ognuno di noi è intimamente legato al suolo di questo bellissimo Paese come lo sono gli alberi di jacaranda di Pretoria e le mimose del Bushveld. Tale unità spirituale e fisica che tutti noi condividiamo con questa patria comune, spiega la profondità del dolore che tutti noi abbiamo sentito nei nostri cuori quando ci siamo visti strappare il nostro Paese a causa di un conflitto terribile, che, come abbiamo visto, ci ha isolato dai popoli del mondo, proprio perché il Sud Africa era diventata la base universale della perniciosa ideologia del razzismo.

Il tempo per la guarigione delle ferite è venuto. Il momento di colmare gli abissi che ci dividono è venuto. Il tempo di costruire è su di noi, è il nostro tempo, la nostra ora.

Abbiamo, finalmente, raggiunto la nostra emancipazione politica. Ci impegniamo a liberare tutto il nostro popolo dalla schiavitù continua della povertà, della privazione, della sofferenza, della discriminazione di genere e altro.

Siamo riusciti a compiere i nostri ultimi passi verso la libertà in condizioni di relativa Pace. Ci impegniamo per la costruzione di una Pace intera, giusta e duratura.

L’abbiamo capito ora che non vi è nessuna strada facile per la libertà.

Lo sappiamo bene che nessuno di noi da solo può farcela e avere successo.

Dobbiamo quindi agire insieme come un popolo unito, per la riconciliazione nazionale, per la costruzione della nazione, per la nascita di un nuovo mondo.

Ci sia giustizia per tutti.

Ci sia Pace per tutti.

Ci sia lavoro, pane, acqua e sale per tutti.

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