La Campana, come si è detto, se dal punto di vista estetico poteva considerarsi riuscita, altrettanto non si poteva dire per il suo suono.
Don Rossaro già dal 1933 aveva deciso per la rifusione e inoltre, anche il “castelletto” in travi di legno che la sorreggeva aveva subito un certo deperimento che non permetteva più di continuare il suono a slancio.
Per questo motivo in particolare il 21 luglio 1937 la Campana suonò per l’ultima volta a distesa, e questo fu il primo passo verso la rifusione, contrassegnato dal motto
“Post facta resurgo”
Da quel giorno, con la sospensione del funzionamento a motore elettrico, il suono veniva ottenuto muovendo manualmente il solo battaglio, tirato a corda, mentre invece la Campana rimaneva immobile.
Il 2 novembre 1937, fu il giorno dell’ultimo suono. Con un rito solenne i rintocchi di Maria Dolens vennero trasmessi al mondo, come accadeva ormai ogni anno dal 1930, ma quella fu l’ultima volta. Nei tredici anni della sua missione la Campana aveva suonato 4.155 volte, battendo più di 400.000 rintocchi. Quel giorno nel suo diario don Rossaro commentò l’avvenimento con una breve frase di chiusura: “… Commovente l’ultimo rintocco: lo scrivente saluta romanamente e pronuncia: Consumatum est!. Si pensò quindi da subito a colmare il vuoto nel suono serale lasciato da Maria Dolens, e perciò il Municipio di Rovereto deliberò che la campana della Torre Civica avrebbe sostituto la grande Campana dei Caduti fino al suo ritorno. Nel frattempo il Consiglio di Reggenza dopo aver esaminato le proposte di numerose fonderie decise di affidare la rifusione alla ditta Cavadini di Verona con la quale, non senza qualche difficoltà, venne firmato il contratto il 13 dicembre 1937.
L’8 marzo 1938, dopo che la Campana fu staccata dal supporto e fatta scivolare lungo un piano inclinato fino al bordo delle mura, da una squadra di artiglieri del 4° Corpo d’Armata di Bolzano, venne fatta precipitare nel vuoto con l’intenzione di frantumarla, ma essa piombò nel fossato del castello rimanendo sorprendentemente intatta e in posizione verticale. A seguito di questo imprevisto, dopo essere stata coricata su di un fianco, il 15 marzo venne rotta a colpi di maglio, nel corso di una particolare cerimonia di saluto alla quale parteciparono le scolaresche delle scuole elementari della città.
Il bronzo cedette, aprendosi in una larga spaccatura, solo dopo il terzo colpo e poi fu ridotto in 85 pezzi che furono trasportati presso la fonderia Cavadini di Verona per essere riutilizzati nella rifusione.