Finalmente, a quasi un anno dalla sua rifusione, alle dieci del mattino del 25 maggio 1940 Maria Dolens lasciò Verona con tutti gli onori delle armi e una gran folla che le rendeva omaggio, anche se si dovette rinunciare per motivi di opportunità al grande rito di saluto previsto in Arena.

Don Rossaro aveva infatti subito compreso che la manifestazione si sarebbe tramutata in una festa del fascio e soprattutto in una sorta di adesione all’imminenza del conflitto. “Il magnifico corteo militare – scrive nel suo diario – passa per le vie [di Verona], tra un’ala di popolo commosso e riverente. Tutti salutarono la Campana col “saluto romano”. Dalle finestre si gettarono dei fiori…. Assenza perfetta della Verona ufficiale!...... La Campana giunse in piazza Brà dove tutti si riversarono dai caffè e dai negozi al suo passaggio.

Una scena commovente e pittorica: tutti i colombi della grande piazza, quasi l’avessero fatto a intelligenza, si riunirono in un ampio volo e volteggiarono a bassa quota sopra la Campana….” Quindi la Campana dei Caduti lasciò Verona per incontrare lungo tutto il percorso verso Rovereto, continue e festose accoglienze.

“Attraverso le varie borgate e paesi – prosegue il diario – Si fecero grandi accoglienze alla Campana dei Caduti

– Molto di più se ne avrebbe fatte se il popolo non fosse stato depresso e funestato dal terror della guerra imminente, da continue chiamate alle armi – Ovunque la Campana si fermava, si sentiva sempre questa frase: “Forse suonerà per mio figlio!” Grandiosa accoglienza ad Ala: banda, drappi alle finestre, folla imponentissima. Si calcolano 4000 persone! A Lizzanella: drappi alle finestre. Tutta la notte fu piantonata da soldati.

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