Dal 15 gennaio al 15 febbraio

RECUPERO DELLE ORIGINI

La mostra si pone come obiettivo principale quello di realizzare una riflessione sulle nostre origini, ponendo davanti a tutto, la convinzione che per superare ogni crisi, c’è bisogno di comunicazione e di PACE.

L’arte venne ancora prima delle parole, come atto della volontà di esprimersi per farsi comprendere per limitare i conflitti.

Questi pensieri, espressi dai nostri avi all’interno delle grotte dove cercavano riparo, furono appunto il primo tipo di comunicazione. Ancora oggi possiamo trovare in queste abitazioni primitive una descrizione della loro vita e delle loro conoscenze acquisite. Su queste pietre l’uomo comunicava a chi lo seguiva in ordine temporale le conoscenze acquisite, facendo trovare delle vere e proprie enciclopedie e descrivendone le abitudini di vita.

Liberio Furlini ha riprodotto molte di queste pitture e graffiti rupestri.

Dandoci così una sua riflessione, riportando le lancette dell’orologio indietro di diecimila anni e a una più congrua velocità perché in fondo il tempo è una questione astratta dettato dai nostri ritmi, che variano a seconda della parte del mondo dove viviamo.

L’esposizione, vuole portarci così a recuperare le nostre origini, per farci capire quanto sia importante prenderci del tempo, per non correre come se non vi fosse un domani, tralasciando molte volte le cose importanti, consapevoli che non c'è un futuro senza una considerazione del passato.

 In questa importante sede, sono rappresentati i ritrovamenti che l’uomo ha fatto in quest’ultimo secolo, ritrovamenti che Liberio ha voluto riprodurre e interpretare, su quel materiale che i nostri antenati usavano al posto dei nostri più moderni fogli di carta cioè la pietra, in questo caso sono usati il porfido della valle di Cembra e il granito della val di Fassa, il Trentino ricco di questo materiale sottovalutato come importanza, viene così rivisto e valorizzato.

Liberio Furlini nato il 16 ottobre 1950 a Riva del Garda ebbe il privilegio di essere allievo del Prof. Luigi Senesi, che gli fece apprezzare l’arte in tutte le sue sfaccettature. L’importanza e l’impegno di fare pittura oggi per Liberio sono una necessita diventa una forma di respiro, un modo semplice e poco “invasivo” per fare riflettere sull’importanza del dialogo un dialogo a colori quello che gli riesce meglio, quello che obbliga anche gli altri a dialogare e confrontarsi. Quale posto migliore per insistere sul bisogno di dialogo.

Le opere esposte circa sessanta in rappresentanza dei continenti di tutto il mondo hanno la caratteristica di rimanere fedeli all’originale pur interpretandolo, mantenendo la tecnica primitiva usando cioè, olio, con pigmenti (terre e ossidi), tempera all’uovo, su sottofondo a base di sabbia, calce e polvere di marmo, con stucco a calce.

Per finire il progetto di Liberio ambizioso e coraggioso, ci porta in un ambito di amore vero l’arte, distaccato da ogni pensiero di vantaggio commerciale visto il difficile interesse che può creare, essendo complicati da esporre, poiché il peso in alcuni vicino ai quaranta chili ne limita le possibilità. Al termine di quest’avventura fatta di segni che si fanno forme e forme che si fanno segni Liberio ci riporta alla domanda di molti appassionati d’arte “perché fare pittura oggi?”. Il curatore Claudio Matte’

 

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