L’ADESIONE DI MALTA AL MEMORANDUM DI PACE DI MARIA DOLENS

 

Forse noi non siamo proprio “pronti alla morte”. Un po’ di più prima delle partite di calcio, nella quali comunque la mortalità è bassa. Sicuramente lo era Goffredo Mameli quando nel 1847 ha affidato al suo amico compositore Michele Novaro le sei strofe delle quali conosciamo a memoria solo la prima. Come la maggior parte degli inni nazionali, quello italiano serve a fomentare gli animi, e in quel periodo era giustificato. Quello di Malta invece no, è una preghiera. Dolce, appassionata, poetica. 

Sentire i due brani uno dopo l’altro il 19 luglio scorso durante la cerimonia di adesione di Malta al Memorandum di Pace della Campana è stato come attraversare due epoche lontane tra loro. Una fatta di lotte patriottiche che necessitano di ardimento e temerarietà, l’altra improntata a una riflessione sul futuro più che sul presente, su cosa fare una volta conquistata l’indipendenza. Una che invita a stringersi “a coorte” in uno spirito di fratellanza necessario per sconfiggere un nemico presente e reale, l’altra che chiede a Dio di dare «saggezza e misericordia a chi governa, salute a chi lavora» e di assicurare al popolo «unità e Pace». 

Caratteri emersi a pieno nell’esecuzione della Banda di Lizzana diretta dal maestro Andrea Loss, di casa in tutte e due i Paesi per motivi familiari. Se glielo chiedi ti racconta che le parole dell’inno maltese, in questo caso solo evocate, le ha scritte un prete poeta, Dun Karm Psaila, quando una guerra mondiale era appena finita e nessuno se ne aspettava un’altra. In realtà, spiega, doveva essere un canto scolastico ma la storia, quasi sempre prende strade imprevedibili. 

Ad ascoltare, accanto al Reggente della Fondazione, Marco Marsilli, l’ambasciatore di Malta in Italia, Carmel Vassallo, e il sindaco di Rovereto, Francesco Valduga, uniti nel comune intento di promuovere il dialogo e condannare ogni forma di conflitto.

Il testo chiede a Dio di dare «saggezza e misericordia a chi governa, salute a chi lavora» e di assicurare al popolo «unità e Pace»

Insieme hanno sfilato, scortati da una delegazione dell’Associazione nazionale bersaglieri guidata da Livio Guidolin, portando la bandiera fin sotto il pennone che si innalza accanto a Maria Dolens, dove due agenti della Polizia Municipale di Rovereto, in alta uniforme, hanno issato il vessillo sulla valle. Un’altra dichiarazione di adesione ai valori della Campana sventola da quel momento sul Colle di Miravalle. 

Lo ha spiegato Marsilli ricordando le origini della Campana, il bronzo dei cannoni fuso per creare un simbolo di Pace, e sottolineando come «ci siamo fin troppo abituati a considerare l’Europa come un qualcosa di acquisito, mentre dovremmo nelle nostre azioni quotidiane fare di più per conservare i principi che la animano e per potenziarli». Alla prima adesione vissuta da Reggente, Marsilli non ha nascosto l’emozione, ma al tempo stesso si è detto felice che sia stata proprio Malta la protagonista di questo battesimo, ricordando che La Valletta e Roma sono legate da un forte legame storico e geografico, che si concretizza nel territorio trentino in una «piccola ma assai qualificata» comunità italo-maltese presente all’evento. 

Le parole sono state scritte da un prete poeta, Dun Karm Psaila, quando una guerra mondiale era appena finita e nessuno se ne aspettava un’altra.

«Nel mese di novembre scorso sono venuto a sapere che Malta era uno dei pochi Paesi del Consiglio d’Europa che non aveva la sua bandiera sul Colle di Miravalle e ho cominciato a lavorare per colmare questa lacuna», ha raccontato da parte sua l’ambasciatore Vassallo. «Malta aderisce in pieno ai valori del Consiglio d’Europa, promuove i diritti umani, il rafforzamento del sistema democratico, lo stato di diritto e il dialogo diplomatico come strumento per risolvere i conflitti tra Paesi. Questi valori sono alla base dell’operato della Fondazione Campana dei Caduti, per questo la nostra adesione è una cosa del tutto naturale», ha concluso sottolineando che «Italia e Malta hanno sofferto durante i conflitti in Europa, ma oggi sono due Paesi amici legati da una storia millenaria che lavorano insieme per la Pace».

Dalla sofferenza possono nascere grandi idee soprattutto se «la memoria diventa prospettiva», come ha sintetizzato con un colpo di fioretto il sindaco Valduga, portando il saluto di una città capace, come poche, di «riflettere sulla tragedia per creare speranza». 

A volte bastano poche parole, in altri casi qualche nota. Quelle degli inni sono state esplicite, quelle cantate dal Minicoro di Rovereto, diretto come sempre con precisione e affetto da Gianpaolo Daicampi, a tratti emozionanti. Ci sono voluti i bambini per ricordare a tutti che «si potrebbe partire dalla musica», una delle poche cose che veramente unisce gli uomini e le nazioni, e certamente la più utile «per raccontare l’Europa che cos’è». I cento rintocchi di Maria Dolens hanno suggellato un’altra giornata da ricordare.

L’Ambasciatore di Malta presso l’Italia Carmel Vassallo

Il Reggente Marco Marsilli e l’Ambasciatore Carmel Vassallo rendono onore alla bandiera di Malta

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