PER CHI SUONA LA CAMPANA - P9
Provare ad aggiustare le cose che non funzionano è un dovere. Poi però bisogna capire quando non c'è più speranza. La fusione non era riuscita, e il suono non era quello che ci si aspettava. Il 22 luglio 1937 il podestà di Rovereto si decise a inviare un comunicato a don Rossaro sospendendo «l’oscillazione della Sacra Campana». La risposta fu chiara: «Sarà mia premura ridare a Rovereto, in piena, secura e perenne efficienza, l’alma Campana dei Caduti, la quale guardando, con inconcussa fede al suo avvenire, dice: post fata resurgo!».
Da vari governi arrivarono adesioni al nuovo progetto. Belgio, Romania, Austria, Inghilterra, Bulgaria, Francia, Cecoslovacchia, Giappone, Portogallo e Italia donarono cannoni da fondere. Malgrado il veto del regime fascista don Rossaro chiese ai governi europei di inviare anche testi di canzoni militari popolari e pensieri sulla guerra e la Pace perché fossero incisi in oro all’interno della Campana. Una commissione dell'Accademia degli Agiati tradusse e valutò.
La seconda guerra mondiale era alle porte, la Campana taceva da tempo, e c'era chi continuava a tessere la tela della Pace, che a volte sembra quella di Penelope, ma al contrario: di notte qualcuno la intreccia, di giorno in molti la disfano.
Si lavorava al futuro, ma intanto bisognava gestire il presente e rimuovere la Campana. Don Rossaro aveva scritto un inno di addio facendolo musicare da Romano Mojoli.
Dall’inclito tuo trono
discendi, o pia Campana.
Già un evo s’allontana,
splende una nuova età.
Maria Dolens venne fatta precipitare nel piazzale sottostante il bastione Malipiero, ma al contrario di quanto si pensava rimase quasi intatta.
Quel giorno tra i cantori chiamati a salutare Maria Dolens c'era Rita Bortolotti, una scolara dell’Istituto «Beata Vergine Maria». Qualche giorno dopo, il 18 marzo 1938, dopo averlo ricopiato in bella la bambina consegnò alla maestra un tema intitolato Addio Campana!.
«Oh come è stato bello martedì! Il Signor Direttore per desiderio del Comm. Don Rossaro c’invitò a dare l’addio alla Campana prima che partisse per Verona per la rifusione. Appena giunti al Castello cercai la campana; desideravo tanto vederla da vicino. Giaceva a terra, silenziosa, calma, immobile e muta, coperta da un drappo tricolore. Mentre la guardavo pensavo quando la sera la sentivo suonare i suoi mesti cento rintocchi che pareva mi dicessero: “Bambina prega per i poveri Caduti”.
Ricordai anche quando il Sabato Santo andavo col mio campanellino a salutare il bel campanone. In pochi minuti le classi quinte e quarte facevano corona alla memore campana. C’era pure presente il Comm. Don Rossaro, il Signor Direttore e altre autorità. Fu dato lo squillo d’attenti e le bambine cantarono un inno d’addio alla campana. Indi il Comm. Don Rossaro ci fece un breve, ma bellissimo discorso. Ci disse che sebbene la campana verrà portata a Verona, non sarà di Verona, ma sarà in eterno nostra e che verrà portata a 150 quintali. Ci disse delle belle parole anche il Signor Direttore. Prima di andar via ci fecero vedere i primi colpi di maglio. Al primo colpo la campana fu leggermente scheggiata, al secondo si è fessa, al…terzo si spezzò. Siamo sfilate davanti alla campana e l’abbiamo salutata ancora. Addio campana, ritorna presto nella nostra città, vieni pure più bella, più grande, più luminosa e più squillante. Voglio sentire ancora i tuoi rintocchi che mi dicano: “Bambina prega per i poveri Caduti!”».

La Campana mentre precipita dal Bastione Malipiero