UNITI E DIVERSI
UN PROCESSO IRREVERSIBILE
Quando - ormai svariati decenni or sono - i leader dei governi dell’epoca ritennero giunto il momento di identificare nel calendario un giorno per celebrare la "Festa dell’Europa", la loro scelta si appuntò, senza esitazioni, sul 9 maggio. Ricorrono infatti in questa data due eventi di grande significato. Da un lato, nel 1945, la definitiva capitolazione nazista, con cui veniva posta la parola fine agli orrori del secondo conflitto mondiale. Dall’altro, cinque anni più tardi, la pubblica presentazione da parte dell’allora ministro degli Esteri francese Schuman (tedesco d’origine, dettaglio affatto secondario) della omonima Dichiarazione. Essa è considerata il punto di avvio, e al tempo stesso di non ritorno, del progetto di cooperazione europea destinato, attraverso una serie di impegnative tappe intermedie, a dare vita all’odierna Unione Europea.
A Robert Schuman, al cancelliere tedesco Konrad Adenauer e al nostro conterraneo Alcide De Gasperi, a più riprese presidente del Consiglio, viene universalmente riconosciuto il merito di avere reso irreversibile tale processo. A ben vedere, scegliendo il 9 maggio i capi di Stato e di governo europei intendevano mettere in chiara evidenza due essenziali concetti di fondo, sui quali convalidare, senza eccezioni, tutte le decisioni successive. In primo luogo, il territorio europeo, sconvolto in poco più di venti anni da due spaventose guerre fratricide, si sarebbe trasformato da quel momento in poi in un’area di pace e di civile convivenza fra le Nazioni e le rispettive popolazioni.
Il 9 maggio del 1950 con la Dichiarazione Schuman prende il via il progetto di cooperazione destinato a dare vita all’Unione Europea
In aggiunta via via crescenti forme di interazione, tanto dal lato economico/finanziario che politico, avrebbero concorso ad assicurare all’area europea (inizialmente composta da soli 6 Paesi fondatori, fra i quali l’Italia) livelli di prosperità e di benessere sociale non raggiungibili - nelle parole di un altro grande europeista, Jean Monnet - dai singoli Stati nazionali, in considerazione delle ridotte dimensioni di questi ultimi.
Dal nostro osservatorio odierno, dobbiamo riconoscere che tali fondamentali impegni sono stati, lungo gli anni, mantenuti. Una valutazione obiettiva dei fatti porta, è vero, a constatare che, nel suo ormai lungo percorso, l’"ideale europeo" ha conosciuto anche momenti meno fortunati. Senza richiamare precedenti più lontani nel tempo, si pensi al sanguinoso conflitto balcanico degli anni ‘90 e, più recentemente, all’inedito, e di conseguenza traumatico, abbandono dell’Unione da parte di un suo membro, la Gran Bretagna, a conclusione della "Brexit". E, in aggiunta, le modalità seguite da Bruxelles per coordinare le misure di contrasto alla pandemia in atto non sono parse, nelle valutazioni dei più, esenti da critica.
Nonostante qualche inevitabile attenuazione, occorre comunque ammettere che la visione di ampio respiro dei "padri fondatori" conferma anche ai nostri giorni la sua piena validità, ribadendo la giustezza del motto in varietate concordia da essi ideato per la nuova struttura comunitaria.
L’Unione Europea rappresenta infatti uno strumento ideale per superare con successo le sfide globali del XXI secolo, affrontate su un piede di parità con gli altri principali protagonisti della realtà internazionale, Stati Uniti e Cina. All’interno del suo territorio, vige la libertà di circolazione di merci, capitali e servizi, mentre la moneta unica, oltre a facilitare la nostra vita di tutti i giorni, presenta positivi riflessi sulla trasparenza dei prezzi. Senza citare il fatto che sono ormai oltre 4 milioni gli studenti che si sono avvalsi del sistema "Erasmus" per compiere esperienze di studio in Paesi diversi dai propri e che lo "spazio Schengen" consente la libera circolazione fra gli Stati aderenti in assenza di qualsiasi controllo doganale. E l’elenco di agevolazioni made in Europe potrebbe risultare ben più ampio, se vi includessimo ulteriori settori centrali di collaborazione "a 27", quali l’agricoltura, l’ambiente, la cultura e altri.
Ritornando alle considerazioni iniziali, dal momento della sua istituzione la "Festa dell’Europa" è stata animatamente celebrata a Bruxelles, a Strasburgo, così come nelle capitali di tutti gli Stati membri, con cerimonie di svariata natura. All’interno delle stesse, una collocazione di rilievo è stata abitualmente riservata alle iniziative di open door. Per il tramite delle stesse, le sedi delle Istituzioni, ivi compresi i "sancta sanctorum" decisionali, sono stati rese accessibili ai comuni cittadini, non raramente incoraggiati - attraverso appositi processi di simulazione - non solo ad assistere a repliche di sessioni del Parlamento o di altri organismi comunitari, ma anche a prendervi attivamente parte, assumendo per quel giorno veste, sebbene solo "onoraria", di membri delle Istituzioni.
Nonostante qualche inevitabile attenuazione, la visione di ampio respiro dei "padri fondatori" conferma anche ai nostri giorni la sua piena validità
A causa del manifestarsi del virus, per la prima volta dopo tanti anni il 2020 ha portato all’interruzione di tale tradizione, di grande successo popolare, sostituita da una serie di eventi virtuali, comunque utili al fine di supplire all’inevitabile distanziamento fisico.
Al momento in cui scrivo, sembra che, seppure con una serie di limitazioni, nel 2021 si potranno riproporre gli appuntamenti "in presenza". L’omaggio che la nostra Fondazione intende rivolgere all’Europa sarà dunque significativo anche se di proporzioni necessariamente ridotte. Fortunatamente esente da tali condizionamenti terreni, Maria Dolens non mancherà in ogni caso, il 9 maggio, di dedicare i suoi rintocchi serali anche agli ideali europei, confidando che gli stessi possano uscire addirittura rafforzati, sul piano della coesione e della solidarietà, dalla difficile prova cui siamo tutti da più di un anno confrontati.
Qualche giorno prima, il 5 maggio, la nostra Campana si ricorderà certamente di rivolgere un pensiero partecipe anche al Consiglio d’Europa, che vi commemorerà il settantaduesimo anniversario di meritoria e insostituibile attività a favore dei principi di democrazia, di stato di diritto e per l’affermazione dei diritti umani.
Il Reggente Marco Marsilli
19 marzo 1958: Robert Schuman presiede la prima riunione dell’Assemblea parlamentare della Cee