Che cosa accomuna il 27 gennaio ed il 10 febbraio? Apparentemente poco, a parte le - di norma - rigide temperature invernali. In realtà moltissimo, in quanto in seguito a Leggi della Repubblica le due date sono rispettivamente assunte a «Giorno della Memoria» e a «Giorno del Ricordo», acquisendo in tal modo una collocazione speciale, di grande rilevanza, nel calendario delle commemorazioni ufficiali del nostro Paese.

Per informazione dei più giovani, il 27 gennaio (1945) le truppe sovietiche occupavano il campo di Auschwitz, liberandovi detenuti ridotti a larve umane e iniziando in tal modo l’opera di demolizione del sistema concentrazionario nazista, finalizzato con logica criminale alla sistematica eliminazione di tutti i "non ariani". Anticipando di alcuni anni un’analoga Risoluzione Onu, con Legge n. 211 del luglio 2000 l’Italia decideva, con grande sensibilità politica, l’istituzione di tale ricorrenza pubblica.

Il 10 febbraio (1947), con la firma del Trattato di Parigi, fra l’Italia e la Jugoslavia veniva conclusa la Pace e posta così la parola fine ai tragici avvenimenti lungo quel confine, quali i massacri delle foibe e il drammatico esodo giuliano-dalmata.

Con Legge dello Stato n. 92 del marzo 2004, il nostro Paese adottava la decisione, in questo caso non senza un colpevole ritardo, di onorare il sacrificio di tali vittime e di imprimerlo a vita nella coscienza collettiva di tutti gli italiani. Accostando le due tipologie di eventi, non si intende certo ignorare l’esistenza di responsabilità distinte, così come il ben diverso numero di vittime provocate dai due fenomeni e i versanti geografici differenziati in cui gli orribili crimini richiamati dal «Giorno della Memoria» e dal «Giorno del Ricordo» si sono storicamente svolti. Quello che si vuole, viceversa, evidenziare è la circostanza che gli odi razziali, il totale disprezzo per la vita umana, le politiche di annientamento del nemico formano l’assurdo "bagaglio pseudo-culturale" di sistemi e regimi totalitari anche ideologicamente molto diversi.

Se l’Europa sembra essere finalmente libera da tali scorie (ma occorre comunque essere vigilanti, dal momento che i sanguinosi conflitti inter-etnici nei Balcani non sono così lontani nel tempo), è innegabile constatare come in altri continenti tali perversi disegni continuino a essere "scientificamente" perseguiti e spesso, purtroppo, anche realizzati. "Maria Dolens", appena ritrovata la sua voce dopo il silenzio invernale, dovrà dunque molto impegnarsi per diffondere "forte e chiaro" e ad amplissimo raggio il messaggio universale di Pace e di Fratellanza di cui è così autorevole interprete. Affido molto volentieri la conclusione di questo mio intervento alle illuminate parole del presidente Mattarella, pronunciate in occasione del «Giorno della Memoria»: «Un crimine contro l’umanità resta tale anche se condiviso da molti, aggiungendo all’infamia la colpa di avere trascinato in essa numerose altre persone».

 

Il Reggente Marco Marsilli

Iscriviti alla nostra newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione