Un binomio inscindibile

Non sempre l’assenza della guerra è sinonimo di pace. Anzi, quando l’ordine regna sovrano spesso c’è da preoccuparsi, anche se i treni arrivano in orario. Di sicuro c’è assenza di conflitto nelle situazioni di oppressione, quando il debole soggiace alla prepotenza del forte e non ha gli strumenti per reagire e opporsi. Pace e giustizia non esistono l’una senza l’altra, si alimentano a vicenda. Che poi non è nemmeno un’idea nuova, sta scritta su libri millenari, ma non si può dire che ovunque ci si sia battuti con la stessa foga per metterla in pratica.

Da quando è stato inventato il diritto "la legge è uguale per tutti", ma "non tutti siamo uguali davanti alla legge", come pare dicesse un avvocato di successo che vendeva automobili. È altrettanto vero però che una giustizia imperfetta è sempre meglio della legge di natura, che ignora completamente l’uguaglianza e si basa esclusivamente "sulla subordinazione e sulla dipendenza", come sosteneva già nel Settecento il Marchese di Vauvenargues, che sarà stato pure "moralista" ma era francese, e quando i francesi parlano di uguaglianza vanno ascoltati con attenzione. Ne consegue che per perseguire l’ideale della pace occorre anche migliorare i sistemi giudiziari.

Per questo risulta di particolare rilievo il settimo rapporto biennale appena diffuso dalla Commissione europea per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa (Cepej). I dati sono relativi al 2016 e per la prima volta tengono conto dell’impatto sul sistema dei migranti e dei richiedenti asilo. Lo studio riguarda 45 Stati (non hanno partecipato, come in passato, Liechtenstein e San Marino, mentre hanno fornito i dati Marocco e Israele in quanto osservatori del Cepej) e 850 milioni di cittadini.

In generale l’andamento sembra positivo. Dopo la crisi del 2008 è infatti aumentato, seppure in misura diversa nei vari Stati, il budget assegnato al sistema giudiziario, che ha avuto un incremento generale pro capite pari al 10,88% nel biennio 2014-2016. Il dato inverte la tendenza dopo il crollo di risorse destinato alle spese per la giustizia nel biennio 2012-2014, che aveva segnato rispetto al passato un preoccupante -7,34%. L’Italia segue il trend e passa dai 72,7 euro per abitante del 2014 ai 75 del 2016. La media europea è pari a 64,5 euro, 6 in più del 2014, grazie soprattutto agli incrementi di Andorra, Germania, Islanda e Monaco. La Svizzera ha fatto meglio di tutti con 214,8 euro.

Il rapporto è ampio e analizza i costi del personale, la percentuale di donne tra i magistrati, la sovrabbondanza di avvocati, e le lungaggini nei procedimenti. I numeri da tenere sott’occhio sono tanti, ma bisogna farlo perché la pace dipende anche da quanto tempo ci vuole per ottenere giustizia.

 

attacco vienna

Gustav Klimt, "La Giurisprudenza" (Distrutto nell’incendio del castello di Immendorf, 1903-1907)

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