L’ADESIONE DELL’ESTONIA

 

La Repubblica d’Estonia entrò nella Società delle Nazioni nel 1921. Potrebbe essere una bella data tonda da festeggiare, ma negli ultimi cento anni le cose sono andate troppo spesso diversamente da come si sperava: quello che sembrava la fine di un calvario era solo l’inizio di un percorso molto difficile. Ripercorrendo la storia recente del suo Paese, l’Ambasciatore di Tallin, Paul Teesalu, salito sul Colle di Miravalle il 5 ottobre per aderire al Memorandum di Pace della Campana dei Caduti, ha dovuto ricordare due guerre mondiali, una d’indipendenza e una lunga occupazione straniera. Tutto in poco più di un secolo.

«Durante la prima guerra mondiale circa 100.000 soldati estoni hanno combattuto nell’esercito imperiale russo, ma c’erano anche cittadini baltici che invece erano stati arruolati dai tedeschi», ha ricordato Teesalu di fronte al Reggente, Marco Marsilli, al vicesindaco di Rovereto, Giulia Robol, alla consigliera comunale Arianna Miorandi e a Claudio Naldi, salito al Colle in rappresentanza del Commissariato del Governo. Ancora una volta lo stesso popolo spaccato in due. Tragedie che avvengono a diverse latitudini con le stesse modalità. Poi l’opportunità. Nel febbraio 1918 le truppe di Berlino conquistano l’intero Paese, ma ci impiegano un po’ per raggiungere la capitale. I russi lasciano Tallin prima dell’arrivo dei tedeschi e i padri fondatori della Repubblica estone sfruttano la “sede vacante” per dichiarare l’indipendenza. «L’Estonia è quindi uno dei Paesi nati dalle ceneri della prima guerra mondiale», racconta Teesalu.Ma c’è ancora da soffrire. Nel febbraio 1920 viene firmato il Trattato di Pace di Tartu con i sovietici, nel 1921 la citata adesione all’organizzazione che poi diventerà l’Onu, ma nel 1940 l’annessione all’Urss spegne a lungo la luce della democrazia che si riaccende solo trent’anni fa. Una storia unica, ma come tante: vittime da onorare, diritti da difendere. E issare accanto a Maria Dolens la bandiera estone, la prima di una Repubblica Baltica, è un segnale chiaro inviato da chi sa quanto costa la libertà e vuole evitare che sia messa a rischio da un altro conflitto.

Durante la prima guerra mondiale circa 100.000 soldati estoni hanno combattuto nell’esercito imperiale russo, ma c’era anche un certo numero di cittadini baltici arruolati dai tedeschi

Don Rossaro, ha commentato il Reggente, aveva un sogno: «Mai più guerre». L’ha concretizzato novantasei anni fa in una Campana fusa con il bronzo di cannoni che avevano sparato su campi nemici e ora risuonano in un unico rintocco di Pace. Certo, ha aggiunto Marsilli, è stato un po’ ottimista: c’è voluta un’altra immensa strage prima che quel grido fosse ascoltato, ma oggi «tutti noi possiamo vivere in una società europea che è libera da guerre. E questo lo dobbiamo alle persone che negli anni Cinquanta del Novecento contribuirono a creare la grande famiglia continentale della quale l’Estonia, dal 2003, è un membro importante e molto attivo». «Quello della seconda guerra mondiale – ha continuato rivolgendosi all’ambasciatore Estone – è stato per il suo Paese un periodo terribile con la rinuncia alla sovranità nazionale, anni di occupazione fino al ritrovamento nel 1991 dell’indipendenza e della vostra orgogliosa presenza sullo scenario internazionale. E questo fa sì che l’Estonia di oggi sia un Paese per tanti aspetti modello nella società internazionale, che ha delle salde tradizioni democratiche, che vive una forte crescita economica, che è ai primi posti sul piano dell’innovazione tecnologica e che raccoglie anche molti investimenti stranieri, sinonimo di movimento di idee che genera ulteriore crescita».

La bandiera issata sul Colle è un chiaro segnale inviato da chi non dimentica quanto sia costata la libertà e vuole evitare che sia messa a rischio da un altro conflitto

Il 5 ottobre abbiamo conosciuto meglio un Paese con una storia complicata, fatta di oppressione, coraggio, sangue, e rinascita. E oggi, forse anche per questo, pronto a garantire un’assidua partecipazione alle operazioni di Peacekeeping, dal Medio Oriente all’Africa. Chi ha sofferto la guerra lavora perché non ci siano più conflitti, e viene a innalzare la propria bandiera nella casa della Pace.

L’ambasciatore estone, Paul Teesalu, e il Reggente, Marco Marsilli, prima della cerimonia

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