ACCADE ALL’ONU
GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE
Quando si parla di alimentazione si pensa che si tratti di mangiare, invece la questione riguarda principalmente l’acqua. Sembra che ce ne sia tanta, ovunque. Mari e oceani ricoprono oltre il 70 per cento della superficie terrestre. Il fatto è che solo il 2,5 per cento dell’acqua a nostra disposizione è dolce, cioè potabile e adatta all’uso in agricoltura e in diverse attività industriali. Ed è questo il motivo per cui questo liquido, oltre a essere gran parte del materiale del quale è composto il nostro organismo, è la forza motrice dell’economia e della natura ed è l’elemento base della piramide alimentare. Per riflettere sul tema il 16 ottobre di ogni anno le Nazioni Unite hanno istituito la Giornata internazionale dell’alimentazione. Il momento è utile per approfondire alcuni temi che sono molto più complessi di quello che appaiono, a partire da un dato: l’agricoltura è responsabile del 72 per cento del consumo d’acqua dolce.
L’allarme viene dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), che sottolinea come la rapida crescita demografica, l’urbanizzazione, lo sviluppo economico e il cambiamento climatico mettono sempre più in crisi le risorse idriche del pianeta.
Quindi va bene farsi una doccia un po’ più breve e chiudere il rubinetto mentre ci spazzoliamo i denti, ma non basta ad aiutare i 2,4 miliardi di persone che vivono in Paesi soggetti a stress idrico. Molti di loro sono piccoli agricoltori già in difficoltà a soddisfare le loro necessità quotidiane. In particolare si tratta di popolazioni indigene, di migranti e di rifugiati. All’interno di queste categorie le più svantaggiate sono le donne. Ovviamente si fa sempre più aspra la competizione per l’accesso a questa fondamentale risorsa, con la conseguenza che proprio l’acqua diventa sempre più spesso la causa di conflitti armati. Ancora una volta, diritti, fame, ambiente, guerre, economia e tecnologia si rivelano strettamente collegati.
Solo per fare qualche esempio secondo i dati della Fao circa 600 milioni di persone dipendono, almeno in parte, da sistemi alimentari acquatici e sono esposte agli effetti dell’inquinamento, del degrado degli ecosistemi, delle pratiche non sostenibili e del cambiamento climatico. È quindi necessario produrre più cibo e altre materie prime agricole con minori quantità di acqua. E questo è un problema tecnologico. Al tempo stesso bisogna salvaguardare i sistemi alimentari acquatici. E per questo servono esperti di ambiente. Poi bisogna garantire che i vantaggi vengano distribuiti equamente, senza lasciare nessuno indietro. Compito dell’economia. La politica, infine, è chiamata a definire strategie che sfruttino i dati scientifici, l’innovazione e il coordinamento intersettoriale al fine di pianificare e gestire meglio le risorse idriche.
Insomma continuiamo pure a risparmiare acqua nelle nostre case, ma non ci illudiamo che basti. C’è molto altro da fare a livello scientifico e politico per evitare disastri climatici e guerre. Il tempo è poco, ma ancora non è scaduto.