DONNE CONTRO LA GUERRA A SREBRENICA
Oltre centomila morti, più di due milioni di sfollati, città distrutte, macerie, anche umane. Bisogna essere visionari per pensare ai lamponi. Ma c’è chi riesce a trovare in qualsiasi cosa le ragioni per rinascere. Certo i frutti di bosco non bastano, ci vogliono anche la fiducia, l’intelligenza, la buona volontà e persone capaci di lasciarsi alle spalle affetti spezzati e dolore per affidarsi al dialogo. Esterno giorno, Bratunac, nel territorio di Srebrenica, anno 2003, una cooperativa agricola fiorisce nelle zone dove la guerra in Bosnia dal ‘92-’95 ha mostrato uno dei suoi volti più feroci. Un luogo, sulla riva occidentale della Drina e al confine con la Serbia, dove donne, un tempo profughe o sfollate, hanno deciso di provarci ancora, di tornare a vivere senza chiedersi di che etnia sia il vicino, di parlare, confidarsi, piangere, ridere e lavorare i “Lamponi di Pace”.
Una cooperativa agricola multietnica è fiorita nel 2003 nelle zone dove la guerra in Bosnia ha mostrato uno dei suoi volti più feroci
A quasi venti anni dalla fondazione della cooperativa «Zajedno-Insieme», marmellate e succhi si vendono anche in Italia, ma la strada è stata e rimane in salita. Del resto Skender Hot e Rada Žarković, rimasta da sola alla guida dell’impresa, per mettere in pratica la loro idea hanno scelto una regione particolarmente colpita dalla tragedia: quella di Srebrenica, città dove nel luglio del ‘95 truppe serbo-bosniache uccisero e occultarono in fosse comuni migliaia di bosniaco musulmani, i cosiddetti bosgnacchi, in quello che è stato definito un «genocidio» dal Tribunale Internazionale per i crimini di guerra dell’Aja nel 2004.
Scampate alla tragedia alcune donne sono volute tornare sul posto e accettare la sfida lanciata da Rada e Skender, due dichiarati pacifisti, che dallo scoppio del conflitto in Croazia nel ‘91 non hanno mai smesso di chiedere che tacessero le armi. È stato attraverso la rete delle associazioni dei Paesi dei Balcani che si battevano contro la guerra che Rada è entrata in contatto con la società civile italiana ponendo le basi per la nascita di «Zajedno-Insieme», che già dal nome, segnala le forti relazioni intessute nel decennio precedente.
Le difficoltà da superare sono state molte. La burocrazia ci ha messo del suo, racimolare fondi per l’acquisto della struttura è stato complicato, i macchinari per il filtro e la pulizia dei frutti sono costosi, la catena del freddo è delicata e il trasporto del prodotto è un processo complesso. Ma l’ostacolo più grande è stato quello della diffidenza. Il dolore lascia segni profondi, nelle persone e nelle amministrazioni locali. Progetti che propongono il dialogo in zone che hanno subìto la tragedia della guerra etnica stentano a decollare. «Zajedno-Insieme» ce l’ha fatta usando i lamponi. Con la Pace si abbina quasi tutto.