IL DIETRO LE QUINTE DI UN EVENTO STORICO

 

Invitare il Presidente della Repubblica italiana a un evento è sempre una grande suggestione. Una specie di sogno del quale si parla senza avere esattamente la percezione di quello che significherebbe se si potesse realizzare. Anche perché raramente la cosa si concretizza. Tutto inizia con una lettera inviata al Quirinale. Passano mesi, nessuna ci pensa più, o almeno non ne parla. Nulla si può ipotizzare. È inutile fare congetture. Può capitare però che improvvisamente arrivi un comunicato scarno quanto prezioso: l’evento è confermato. È in quel momento che si comincia a comprendere la portata della cosa, e a familiarizzare con la frase «lo prevede il protocollo».

In questo genere di eventi quello che si vede dall’esterno è meno della metà di quello che accade. Tutto davanti alle telecamere procede con grande naturalezza. Il backstage, invece, è più nervoso, ed è regolato da regole rigide, che devono essere rispettate alla lettera.

Il giorno in cui la Campana dei Caduti ha avuto l’onore di ospitare il Presidente Sergio Mattarella, il Colle di Miravalle si è riempito di professionisti in abito scuro. Fermi e precisi in qualsiasi comunicazione, sono abituati a dire le cose una sola volta, con una gentilezza che non lascia spazio ad alcuna obiezione. A volte sottolineano che quello che stanno per dire potrebbe essere considerato superfluo, ma non vogliono che si ingenerino dubbi di sorta sul fatto che «nessuno può camminare davanti al Presidente», e che nessuno può avvicinarsi al Capo dello Stato. Lo dicono con il sorriso sulle labbra e tanto basta.

Qualche ora prima dell’inizio della cerimonia si apre l’accesso al Viale delle Bandiere, unico punto di ingresso per il pubblico perché l’interno della sede è presidiata da persone con l’auricolare fisso all’orecchio. Anche se non li vedi hai costantemente la sensazione che siano lì a guardare proprio te. Fuori intanto c’è un continuo movimento. Per arrivare sul Colle di Miravalle centinaia di persone si sono prenotate sul sito della Fondazione producendo tutti i documenti necessari, hanno fatto la fila per prendere le navette che dal centro della città li hanno portati fino alla Campana e hanno sopportato un caldo torrido. Ma non basta, devono ancora allargare le braccia e sottoporsi al metal detector. Lo fanno tutti sorridendo, anche perché hanno la consapevolezza di partecipare a un evento storico.

I visitatori non sono tenuti a conoscere i dettagli della procedura, ed è del tutto normale che qualcuno abbia programmato una visita alla sede della Fondazione o alla mostra sul Centenario prima dell’arrivo del Presidente. È in questi casi che fa capolino nella realtà una parola che pensavamo fosse di casa solo nei telefilm polizieschi: «l’area è stata bonificata». È per questo che non si può entrare, anche se alcuni sono dentro. Non è una distinzione tra buoni e cattivi, è un modo per evitare imprevisti. Capita quindi, se sei nell’area riservata, di vedere arrivare due ragazzi altissimi, in un’uniforme inconfondibile. Che i corazzieri avessero una statura elevata si sapeva, ma trovarcisi sotto senza preavviso ti porta a ridefinire il significato della parola “statura”. Loro non te lo fanno pesare, ma viene naturale allontanarsi.

Il tempo scorre lentamente. Dalla prima navetta della 7.45 sono già trascorse quasi tre ore, ma siamo ancora lontani dal momento fatidico. L’arrivo è previsto per le 12.30, ma potrebbe cominciare tutto un po’ prima, senza escludere la possibilità che inizi un po’ dopo. «Considera sempre 15 minuti di anticipo», è un’altra frase che risuona frequentemente tra gli addetti.

Intanto metà del teatro all’aperto che guarda alla Campana si è riempita. Tutti indossano un cappellino offerto per l’occasione assieme a una bottiglietta d’acqua, sopra c’è stampata una riproduzione della Campana e il logo del Comune. Il sole batte forte, il tempo da ingannare è molto. Sotto a Maria Dolens si vanno schierando il Minicoro di Rovereto e il Coro Sant’Ilario.

I bambini cantano la Pace, come fanno spesso agli eventi di Maria Dolens, ma questa volta non è come le altre. Hanno provato l’Inno d’Italia per tutta la settimana, anche se lo conoscevano già molto bene. Lo intoneranno al momento giusto, senza che nessuno lo annunci. Per intrattenere il pubblico i piccoli si alternano con dei colleghi più grandi, ma non meno entusiasti. Il repertorio è diverso, parla di valli, di monti, dei soldati che sono tornati dalla guerra, e di quelli che non ce l’hanno fatta. Una dichiarazione d’amore per una terra che ha dato tanto per conquistare un mondo dove si possa cantare la Pace e ha affidato ai bambini il compito di farlo.

Per condurre l’evento è arrivata da Roma una giornalista molto nota che appare spesso in televisione. Maria Concetta Mattei spiega il senso di quello che sta accadendo e detta i tempi delle esibizioni. È calma, professionale e sa che manca ancora tanto. Di colpo, però, il tempo che sembrava trascorrere lentissimo accelera decisamente. Tutto diventa concitato i canti si interrompono e lasciano il posto ad annunci gentili e perentori al tempo stesso. «Si invitano i gentili ospiti a prendere posto a sedere e a verificare di avere silenziato i telefoni cellulari».

Il Presidente arriva, lo accolgono all’ingresso le autorità locali. Dopo le foto di rito finalmente fa ingresso nell’atrio della Fondazione, dove lo attende il Reggente con una serie di doni simbolici, tra i quali la miniatura della Campana. Uno schermo proietta il video che condensa cento anni di storia di Maria Dolens in un minuto e trenta secondi. Finito. È tempo di visitare la mostra «Il mito della Campana - Cento anni di Maria Dolens».

Il minuto programmato per l’illustrazione delle opere da parte della curatrice, Chiara Moser, non basta perché Mattarella è interessato, vuole conoscere i dettagli, il motivo per il quale alcuni lavori sono stati scelti, cosa rappresentano nella storia della Campana. Qualche istante ancora e si passa alla firma del Libro d’Onore, dove Mattarella verga poche significative parole: «Con la consapevolezza del valore di speranza di Maria Dolens». Poi di nuovo bisogna andare, è in programma l’ultimo momento “quasi privato”, la passeggiata sul Viale delle Bandiere, 106 vessilli dei quali alcuni non appartengono a Stati o organismi multilaterali ma a entità territoriali non riconosciute, a etnie vittime di discriminazioni o a organizzazioni umanitarie di prima linea. Ma non c’è tempo per parlare dell’adesione morale ai principi e ai valori sostenuti dalla Fondazione assicurata dai Paesi che vedono i propri colori sventolare sul Colle di Miravalle, ci sono quasi mille persone che attendono per manifestargli pubblicamente la loro stima e il loro affetto. E non c’è più tempo nemmeno per scrivere, bisogna raggiungere la Campana prima che arrivi il Presidente. Dopo di lui non entra più nessuno, «lo prevede il protocollo».

Il Presidente firma il Libro d’Onore

La pagina del LIbro d’Onore sulla quale il Presidente Mattarella ha vergato la frase: «Con la consapevolezza del valore di speranza di Maria Dolens»

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