HUMAN CROSSING | FOOTPRINTS OF CULTURE AND PEACE
DAL 17 APRILE IN MOSTRA SUL COLLE DI MIRAVALLE

 

La traccia che lasceremo non dipende dalla direzione che prendiamo ma dallo sguardo che abbiamo sul mondo. Del resto «se giri in tondo fissandoti la coda, inutile offrirti orizzonti», come sintetizzava Maria Luisa Spaziani con la piacevole asprezza che solo i poeti si possono permettere. E allora forse dobbiamo dirigerci verso luoghi sconosciuti, con in tasca i versi dei maestri, non tanto per seguire le loro orme, ma per provare a trovare quello che stavano cercando. Gli artisti lo fanno per vocazione, per necessità, per cultura, storia, tradizione. Più che altro perché non possono farne a meno. Si occupano del cammino del genere umano e cercano il senso delle cose. Per questo la Fondazione si occupa di loro e promuove mostre come «Human crossing», che ragiona proprio sull’impronta, sul segno che si lascia: «Footprints of culture and Peace».

L’inaugurazione è prevista per il 17 aprile, le opere si potranno ammirare fino al 17 maggio. “Covid permettendo” è ormai quasi superfluo da scrivere, ma quello che il virus non potrà impedire sarà la diffusione online dei contenuti della mostra, che verrà assicurata anche in caso di nuove chiusure. Durante l’allestimento, infatti, gli organizzatori avranno l’opportunità di creare contenuti multimediali con interviste, video di approfondimento sugli autori, foto, testi, dirette streaming, anche giornaliere, che testimonieranno l’avanzare dei lavori, illustreranno i dettagli dell’esposizione e la filosofia che la anima. Tutto sarà fruibile sul sito internet e sui social network della Fondazione e dell’Associazione internazionale arti plastiche Italia (Aiapi), che collabora all’evento.

Pablo Caviedes e Giulio Orioli, i due artisti scelti dal curatore Roberto Ronca, ci accompagneranno in questo viaggio con estetiche e intenti narrativi completamente diversi, ma con lo sguardo puntato sullo stesso soggetto: il percorso dell’essere umano.

Muovendoci modifichiamo territori, culture, modi di pensare, insomma ci evolviamo. Qualche volta arriviamo pure sulla Luna indossando scarponi che lasciano un’orma poco profonda, ma che in assenza di vento diventa indelebile e sta ancora lì. Il compito dell’Uomo sembra quello di trasformare l’ambiente, ma questo non avviene solo con il pensiero tecnico-industriale, ma soprattutto attraverso lo sviluppo della cultura.

«Il senso delle cose sta nella conoscenza stessa e l’unica conoscenza che aiuta a progredire è quella condivisa. Il movimento è duplice: ciò che si importa è allo stesso tempo esportato da un altro luogo; e se la mente è un non-luogo che vive solo quando cresce, è lo scambio ciò che la può mantenere viva», spiega Ronca. «L’essere umano - continua - cresce solo in un circolo virtuoso di scambio di esperienze, di culture, di menti, di vita. A che porta tutto questo? Alla ricerca della Pace, fine ultimo dell’Uomo culturale».

Anche per questo Maria Dolens invita a sperimentare nuovi percorsi, a guardare avanti, ad avventurarsi su sentieri inesplorati. Seneca lo dice da un paio di millenni: «Se uno segue le orme di un altro, non trova niente, anzi neppure cerca».

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