PER CHI SUONA LA CAMPANA - P3

 

Carla Della Beffa è un nome che va ricordato. Non era un’eroina, era una bambina che ascoltava, ragionava e prendeva iniziative. Nei primi mesi del 1924 era seduta al suo banco di scuola a Milano quando arrivò la comunicazione che a Rovereto cercavano fondi per costruire la Campana dei Caduti. Tornando a casa ne parlò con i genitori e chiese che fossero versati a favore dell’iniziativa i soldi custoditi nel suo salvadanaio. Il 17 luglio seguente quella bambina morì. Era gravemente malata e forse non lo sapeva, perché all’epoca si usava così. Don Rossaro la elesse «Angelo tutelare della Campana dei Caduti» e le dedicò la sala grande che si trovava sotto il bastione Malipiero del Castello di Rovereto.

Non saranno stati tanti i soldi, ma la donazione della piccola Carla è tra le più significative, forse più di quella della Regina Margherita che, assieme a un sostanzioso contributo, consegnò a don Rossaro una breve e intima preghiera per i caduti, o dei fondi raccolti dalla «Legione delle Madrine», formata da donne di origine aristocratica o da vedove e madri dei caduti in guerra.

Tutti hanno contribuito generosamente, soprattutto i governi europei che oltre alle donazioni inviarono i nove cannoni con cui poi verrà fusa la Campana. Ma quella bambina aveva capito prima di altri che, anche se vivi lontano da dove verrà realizzato, un simbolo della Pace ti riguarda.

La spiritualità di don Rossaro non venne però recepita subito da tutti. Già il 20 maggio 1921, il sacerdote aveva reso noto nella direzione del Museo della Guerra quello che voleva fare. Ma nel verbale, per quanto scarno, si può leggere tra le righe che non tutti erano favorevoli.

La questione principale da dirimere era quella del collocamento della Campana. Don Rossaro aveva pensato al bastione Malipiero nel centro storico di Rovereto, perché da lì tutti potevano vederla e sentire i suoi rintocchi quotidiani. Ma questa proposta incontrò molte difficoltà. Per qualcuno avrebbe deturpato la linea architettonica del castello veneziano, per altri era troppo pesante e ne avrebbe messo a rischio la stabilità, qualche membro del Museo della Guerra pare temesse una riduzione dei visitatori dovuta alla concorrenza. Altri ancora suggerivano di collocare la Campana presso l’Ossario di Castel Dante, che sarebbe sorto fuori della città, dove allora si trovava un cimitero di guerra. Ma il punto centrale era quello che aveva capito la piccola Carla, don Rossaro non intendeva limitare il riferimento della Campana ai soli caduti roveretani, ma farne un simbolo di Pace universale. Per questo doveva essere grande, pesante, e posizionata in un luogo dove tutti la potessero vedere.

Il 20 ottobre 1923 il sacerdote si incontrò a Trento con il sovrintendente alle Belle Arti, Giuseppe Gerola. Il breve resoconto della conversazione scritto sul suo diario parla chiaro: «Gerola consiglia insistentemente fare la Campana più piccola. Rispondo: Lei la vuole a tutti i costi a Castel Dante - Lei la vuole più piccola. Andrà in Castello, a Rovereto - sarà di 100 q. - voglia o non si voglia».

 

(continua)

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