ACCADE ALLE NAZIONI UNITE
LA GIORNATA MONDIALE DEIDIRITTI UMANI
Ogni anno, dal 1950, il 10 dicembre si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti umani. Lo ha stabilito l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottando la Dichiarazione Universale dei Diritti umani nel 1948. Il testo, disponibile in oltre 500 lingue, è un documento epocale, che fissa i diritti inalienabili che tutti possiedono in quanto esseri umani, senza distinzioni di razza, colore, religione, sesso, lingua, origine, nascita o opinioni di alcun genere. Un preambolo e 30 articoli scritti con la collaborazione di rappresentanti di ogni religione e tradizione legale, e globalmente accettati col tempo come un “contratto” tra i governi e i cittadini del mondo. Ogni Paese ha infatti prima o dopo, formalmente accettato la Dichiarazione impegnandosi a proteggere, implementare e garantire i Diritti umani e la capacità dei propri cittadini di esercitarli. Forse proprio quest’ultimo, però, è il punto debole: a controllare il rispetto delle regole sono gli stessi governi che dovrebbero applicarle. Non sempre questo funziona.
Il Rapporto 2022-2023 presentato recentemente da Amnesty International rivela come i doppi standard e le risposte inadeguate alle violazioni dei Diritti umani nel mondo abbiano alimentato impunità e instabilità. Il testo segnala tra l’altro il fallimento delle istituzioni regionali e internazionali di fronte alle migliaia di uccisioni in Etiopia, Myanmar e Yemen. La riflessione parte dall’invasione russa dell’Ucraina, considerata dalla segretaria generale di Amnesty International, Agnès Callamard, «un esempio agghiacciante di cosa può accadere quando gli Stati ritengono di poter aggirare le norme internazionali e violare i Diritti umani senza conseguenze». In questo caso, ha aggiunto, «la risposta è stata rapida: gli Stati occidentali hanno imposto sanzioni economiche a Mosca e inviato assistenza militare a Kyiv, la Corte penale internazionale ha avviato un’indagine sui crimini di guerra in Ucraina e l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha condannato l’invasione russa come atto di aggressione». Tuttavia, ha continuato, «questo robusto e apprezzabile approccio è risultato in profondo contrasto con precedenti risposte a massicce violazioni dei Diritti umani commesse dalla Russia e da altri Stati e con la vergognosa risposta in atto a conflitti come quelli in Etiopia e Myanmar». «Se quel sistema avesse funzionato per chiamare la Russia a rendere conto dei crimini commessi in Cecenia e in Siria, migliaia di vite avrebbero potuto essere salvate, in Ucraina e altrove. Invece, abbiamo altra sofferenza e altre devastazioni», ha commentato amaramente Callamard. Secondo l’esperta «se la guerra di aggressione russa ha dimostrato qualcosa per il futuro del mondo è l’importanza di un ordine internazionale basato su regole efficaci e applicate in modo coerente. Tutti gli Stati devono raddoppiare gli sforzi nella direzione di un nuovo ordine basato sulle regole a beneficio di tutte le persone, ovunque».
La questione, purtroppo, non è nuova, e riguarda l’interesse che gli Stati hanno a intervenire in crisi che non sono economicamente rilevanti per loro. Con il risultato che i Diritti umani vengono difesi a macchia di leopardo.

