ADDIO A DAVID SASSOLI

 

Libertà, diritti e sviluppo sono stati i pilastri di tutta la parabola politica del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, morto il 11 gennaio scorso al termine di una lunga malattia. Il sorriso frequente che gli illuminava un volto da eterno giovane era in fondo lo specchio della capacità di dialogare con tutti, specialmente con gli avversari politici perché con gli amici sa parlare chiunque. Deciso senza essere prepotente, aveva mantenuto anche da politico il senso dell’ironia che gli aveva consentito di fare la “ola” con Fiorello mentre, nella sua vita precedente, conduceva il Tg1. A chi si prende troppo sul serio e crede che il più forte è quello che grida di più, Sassoli ha opposto la mitezza di una determinazione che guarda lontano, mette le basi per un processo di integrazione profondo, progetta risposte concrete ai bisogni dei cittadini, difende i valori fondanti della libertà e porta a casa risultati quando si posa la polvere sollevata dalle parole vuote degli imbonitori.  Mai sottovalutare i miti, soprattutto se sono decisi a recuperare «lo slancio pionieristico dei Padri fondatori, che seppero mettere da parte le ostilità della guerra, porre fine ai guasti del nazionalismo dandoci un progetto capace di coniugare Pace, democrazia, diritti, sviluppo e uguaglianza», come non ebbe timore di dire il 3 luglio del 2019 nel discorso del suo insediamento alla presidenza dell’Europarlamento. Un programma chiaro, anti-sovranista, e apertamente contrario a quanti «hanno scommesso sul declino di questo progetto, alimentando divisioni e conflitti che pensavamo essere un triste ricordo della nostra storia». E non si tratta di principi generali, ma di questioni concrete, perché deve essere «chiaro a tutti che in Europa nessun governo può uccidere, che il valore della persona e la sua dignità sono il nostro modo per misurare le nostre politiche. Che da noi nessuno può tappare la bocca agli oppositori, che i nostri governi e le istituzioni europee che li rappresentano sono il frutto della democrazia e di libere elezioni. Che nessuno può essere condannato per la propria fede religiosa, politica, filosofica. Che da noi ragazze e ragazzi possono viaggiare, studiare, amare senza costrizioni».  È morto un cittadino europeo, nativo democratico, che ha guadagnato il rispetto degli avversari senza rinunciare alle proprie idee, fermamente convinto che «l’Europa non è un incidente della storia».

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