SAVE THE CHILDREN
OLTRE 80 MILIONI DI BAMBINI SENZA CURE

 

Il vaccino per il Covid-19 sta arrivando, meno male. Il problema è che in molte zone del mondo non sono disponibili i medicinali che esistono da decenni, che funzionano e potrebbero salvare vite umane, molte. Milioni di bambini intrappolati in zone di guerra rischiano di morire perché non possono accedere a procedure mediche consolidate, che non prevedono alcun rischio. Il problema è che, anche a causa della pandemia, sono stati sospesi i programmi di immunizzazione in più di 60 Paesi, mettendo a rischio oltre 80 milioni di bambini. L’equivalente della popolazione della Turchia, però tutti alunni delle elementari.

L’allarme arriva da un nuovo rapporto di Save the Children intitolato «Not Immune: Children in Conflict». I riflettori sono puntati sull’impatto che le guerre hanno sulla cura dei bambini, in particolare sulla loro immunizzazione. Lo sguardo si allarga agli ultimi dieci anni. La necessità di un’azione globale per proteggere i minori dalle malattie prevenibili risulta evidente, soprattutto in scenari di guerra. I dati sono chiari: due terzi dei bambini non immunizzati vivono in Paesi dove sono in corso conflitti e per questo perdono vaccinazioni vitali.

Malattie come morbillo, poliomielite, colera, polmonite, febbre gialla e difterite, per le quali esistono rimedi sicuri ed efficaci, si stanno diffondendo rapidamente in regioni dove i combattimenti bloccano i trasporti e rendono difficile l’azione del personale medico. In pratica le armi stanno uccidendo meno delle malattie curabili. I tassi di vaccinazione sono precipitati in alcune aree. In Siria i livelli di immunizzazione per difterite, tetano e pertosse erano superiori all’80 per cento prima della guerra, due anni fa erano scesi al 47 e non ci sono motivi per credere che la tendenza si sia invertita. In Ucraina il tasso nazionale è sceso dall’80 al 19 per cento dopo quattro anni di scontri.

Sospesi nelle zone di conflitto i programmi di immunizzazione

Pochi mesi fa, il Segretario generale delle Nazioni Unite ha chiesto un cessate il fuoco globale per limitare la diffusione del Covid-19 e consentire agli aiuti e alle vaccinazioni di raggiungere i bambini più vulnerabili e le loro famiglie. L’appello è rimasto inascoltato. I minorenni continuano a morire di morbillo mentre gli adulti continuano a spararsi tra loro.

Il rapporto descrive nel dettaglio le epidemie mortali di malattie che negli ultimi 10 anni avrebbero potuto essere prevenute con immunizzazioni su larga scala, come quella di poliomielite che nel 2016 ha colpito la Nigeria nordorientale controllata da Boko-Haram e un anno dopo la Siria. Nel silenzio generale, si sono registrate epidemie di colera in Paesi come l’Iraq, la Somalia e il Sud Sudan. Solo nello Yemen ci sono stati più di un milione di casi. La relazione diretta tra guerra e diffusione del contagio è accertata. Se c’è una cosa che la pandemia ha reso evidente è che nessun Paese è immune dalla diffusione di malattie, vecchie o nuove che siano.

La differenza è che gli occidentali ricchi si ammalano prevalentemente di patologie nuove, mentre per il resto del mondo bastano quelle vecchie.

Non esistono però due mondi paralleli che non si incontreranno mai. La mancanza di cure in Africa crea effetti collaterali anche dalle nostre parti. La mancanza di vaccini in Africa crea effetti collaterali anche dalle nostre parti. Far arrivare i vaccini ai bambini che vivono in zone di guerra non solo è un dovere, ma è anche l’unico modo per proteggere la salute globale, anche la nostra. L’umanità non può consentire che malattie prevenibili provochino milioni di morti.

E anche se comprensibilmente le risorse maggiori sono state reindirizzate per combattere la pandemia questo non può avvenire a scapito delle popolazioni più vulnerabili, che stanno vivendo una regressione nelle cure e nella prevenzione molto grave. Abbandonarli ora significa solo rimandare il problema. Non ce lo possiamo permettere.

Se non ce la facciamo proprio a farlo per loro, conviene che almeno lo facciamo per noi. Non è un gesto di altruismo, è sano egoismo darwiniano.

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