ACCADE AL CONSIGLIO D'EUROPA

 

Sono passati dieci anni, ma è successo poco. Quando nel 2011 è stata aperta alla firma a Istanbul la «Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica» si sperava che dopo un decennio il bilancio potesse essere più positivo. «Secondo le statistiche delle Nazioni Unite, circa 736 milioni di donne in tutto il mondo - quasi una su tre - hanno subito almeno una volta nella loro vita violenza da parte del partner, violenza sessuale non da parte del partner o entrambe. E questa cifra non include le molestie sessuali e forme di violenza come lo stalking, il matrimonio forzato e la mutilazione genitale femminile». Ha sottolinearlo è una dichiarazione congiunta della ministra italiana per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, e della segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić. «La presidenza di turno italiana del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa pone come prioritario l’empowerment femminile, che include la difesa e la promozione dei diritti delle donne. Non possiamo restare inerti di fronte all’aumento delle minacce online di violenza di genere, soprattutto perché questa si concretizza facilmente nel mondo “fisico”», continua il comunicato. Anche per questo il 24 novembre scorso, alla vigilia della Giornata internazionale delle Nazioni Unite per l’eliminazione della violenza contro le donne, è stata pubblicata una raccomandazione generale riguardante «la dimensione digitale della violenza sulle donne». Il testo si occupa non solo degli atti online di violenza - come la condivisione di immagini umilianti, gli insulti o le minacce di morte e di stupro - ma anche dei crimini perpetrati attraverso le tecnologie di tracciamento riportate dalle società di sicurezza informatica.

Ma la strada da fare è ancora lunga. Del resto la cosiddetta Convenzione di Istanbul, porta con se già nel nome il segno delle difficoltà di procedere. Il governo turco, infatti, dopo avere promosso il testo aprendolo alla firma l’11 maggio 2011 ha recentemente deciso revocare la sua adesione, sottolineando come sia complesso agire su questi temi in campo internazionale.

Non possiamo restare inerti di fronte all’aumento delle minacce online di violenza di genere

Eppure gli obiettivi sono chiari: prevenire la violenza contro le donne, proteggere coloro che ne sono vittime e garantire il perseguimento dei responsabili. Ma la convenzione non si ferma a questo perché al tempo stesso «incoraggia una politica integrata» e «criminalizza anche reati specifici, come lo stalking, il matrimonio forzato e la mutilazione genitale femminile», ricordano Elena Bonetti e Marija Pejčinović Burić, facendo inoltre notare che «dove è stata applicata ha ben funzionato». Insomma «la Convenzione di Istanbul è lo strumento internazionale più avanzato a portata degli Stati europei e la sua piena attuazione è il modo più efficace per difendere i diritti delle donne», afferma il testo.

Per questo uno degli obiettivi della presidenza italiana è quello di incoraggiare ulteriori firme e ratifiche del trattato.

Anche perché la pandemia sta aggravando la situazione. «Durante i lockdown – continua infatti il comunicato congiunto – i casi di violenza domestica e abuso contro le donne sono cresciuti drammaticamente». è urgente e necessario portare in cima alle agende politiche di tutti i Paesi del Consiglio d’Europa temi come la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro, i servizi di supporto alla famiglia e la promozione della leadership femminile. In particolare occorre sfruttare l’occasione eccezionale che è data dai programmi di recovery.

L’empowerment femminile è fondamentale per la prevenzione della violenza. Una persona autonoma, libera, indipendente è più forte, meno vulnerabile, pronta a difendere i propri diritti. Vale per qualsiasi genere. Ma è garantito solo per uno.

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