ACCADE ALL’ONU
GIORNATA MONDIALE DELL’EDUCAZIONE

 

«Bisognerebbe insegnarlo alle elementari». Più o meno in ogni dibattito culturale si sente ripetere questa frase. I musicisti vorrebbero che tutti i bambini ascoltassero almeno Mozart, i filosofi che ripetessero a memoria Platone, gli scienziati che fossero iniziati alla matematica e qualche agricoltore che almeno distinguessero un melo da un pero. Tutte rivendicazioni giuste, importanti, ma su scala mondiale praticamente irrilevanti. Mentre noi corriamo per portare i piccoletti a nuoto, a judo, al coro delle voci bianche e qualche volta pure negli agriturismi solidali, 258 milioni di giovani nati sullo stesso pianeta non frequentano la scuola, mentre 617 milioni di bambini e adolescenti non sanno leggere o fare le sottrazioni.

L’istruzione è un diritto umano, oltre che un bene pubblico, ma al momento è una specie di chimera, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.

L’interruzione globale dell’apprendimento causato dalla pandemia ha avuto una portata senza precedenti in termini di gravità

Se le cose non cambieranno secondo l’Onu «i Paesi non riusciranno a raggiungere l’uguaglianza di genere e a spezzare il ciclo della povertà che sta lasciando indietro milioni di bambini, giovani e adulti».

Insomma dalle nostre parti studiare significa essere più consapevoli, che non è poco, ma in alcune aree del mondo si tratta di evitare di cadere nel baratro della fame.

Anche per questo il 24 gennaio si celebra la Giornata mondiale dell’educazione, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 2018 con l’obiettivo di ribadire il ruolo cruciale dell’istruzione nella costruzione di società sostenibili e resilienti. Nel 2021 e per tutto il 2022 il tema sul quale si concentrano gli eventi è sintetizzato dal titolo «Recuperare e rivitalizzare l’istruzione per la “generazione Covid-19”». Già il 25 gennaio si terrà una manifestazione globale che si concentrerà su «Gli eroi dell’apprendimento, innovazioni e finanziamento».

L’istruzione è un diritto umano, oltre che un bene pubblico, ma al momento è una specie di chimera, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo

Del resto la pandemia non poteva essere ignorata, essendo proprio la scuola uno dei settori maggiormente colpiti dall’emergenza che stiamo vivendo.

L’interruzione globale dell’ apprendimento ha avuto una portata senza precedenti in termini di gravità. Si stima che la chiusura di scuole, università e altri istituti, così come l’interruzione di molti altri programmi di apprendimento e alfabetizzazione, abbia influito sulla vita di circa 1,6 miliardi di studenti in oltre 190 Paesi.

Ma come ogni crisi anche questa può essere un’opportunità.

È scontato, ma se lo dicono da qualche migliaio di anni magari c’è un fondo di verità. Si tratta di interrogare gli esperti per capire come quello che abbiamo dovuto fare per forza in questo periodo possa essere rimodulato e migliorato per porre, come chiede l’Onu, «l’istruzione e l’apprendimento permanente al centro della ripresa e della trasformazione verso società più inclusive, sicure e sostenibili».

In alcune aree del mondo acquisire conoscenze è l’unico metodo per non cadere nel baratro della miseria

Con l’adozione della risoluzione 73/25, le Nazioni Unite hanno voluto sottolineare ancora una volta «la ferma volontà politica di sostenere azioni di trasformazione per un’educazione inclusiva, equa e di qualità per tutti». Ora sta agli Stati membri, alle organizzazioni non governative, alle istituzioni accademiche e alla società civile nel suo complesso non solo celebrare ogni anno il 24 gennaio una giornata dedicata all’educazione, ma anche fare qualcosa per diffondere tutte quelle conoscenze che «bisognerebbe insegnare alle elementari».

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