ACCADE AL CONSIGLIO D’EUROPA

Si possono sbarrare le porte, prendere precauzioni di ogni genere, ma il rischio è che “l’uomo nero” sia già in casa. I bambini di una volta venivano messi in guardia contro il rischio di venire adescati: «Non accettare caramelle dagli sconosciuti». Un inconsapevole razzismo preglobalizzazione identificava il pericolo con il colore dello straniero per antonomasia. Ma il pericolo non viene da lontano, la maggior parte delle volte l’aguzzino vive nella stanza accanto, oppure nello stesso letto, ed è maschio.

La violenza domestica è sempre più diffusa, le leggi che la sanzionano esistono, non sempre però vengono applicate con rigore. Per questo il Consiglio d’Europa ha affidato a un gruppo di esperti il compito di verificare a che punto è l’attuazione della Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul), e i risultati non sono incoraggianti.

Un Gruppo di esperti internazionali chiede maggiori interventi degli Stati contro la violenza domestica

Il Grevio (Group of Experts on Action against Violence against Women and Domestic Violence) ritiene che numerosi Paesi non prestino sufficiente attenzione alla questione. Nel rapporto annuale da poco pubblicato gli studiosi descrivono i punti di forza e di debolezza degli Stati per quanto riguarda l’attuazione degli articoli 26, 31 e 45, relativi alle vittime di violenza domestica e alle decisioni riguardanti la custodia dei figli e i diritti di visita. Il rapporto indica che, pur constatando che tutti gli Stati hanno adottato misure soddisfacenti, «resta ancora molta strada da fare», poiché l’attuazione delle norme è incoerente.

Una donna vittima di violenza domestica che abbandona il compagno aggressore, per esempio, deve spesso affrontare da sola minacce contro i propri figli, e il rapporto rileva un «tasso allarmante di omicidi di donne e di bambini».

Rispetto al passato, però, l’attenzione sul fenomeno è aumentata e le legislazioni si stanno adeguando. Nel Montenegro e in Italia, ad esempio, il Grevio ha osservato che gli atti di violenza domestica commessi in presenza dei figli comportano pene più severe, e in alcuni casi sono equiparati al maltrattamento sui minori. In Andorra e nel Montenegro, la legislazione ritiene che il fatto di assistere a tale forma di violenza equivalga all’averla subita direttamente. La legislazione del Principato di Andorra definisce «vittime» le donne che subiscono forme di violenza fondata sul genere o che assistono a maltrattamenti dei figli. Lo scopo è quello di riconoscere loro il diritto a un supporto sociale, psicologico e medico. Gli esperti hanno inoltre espresso soddisfazione per la recente modifica dell’articolo 156 del Codice civile della Spagna, che elimina l’obbligo di ottenere il consenso di entrambi i genitori affinché un bambino possa avvalersi di interventi di supporto e consulenza psicologica. Il genitore violento in tal modo non può più impedire ai figli di assistere a sessioni di psicoterapia.

Passi in avanti si stanno dunque facendo. Le donne e i bambini non sono fuori pericolo, ma hanno qualche strumento in più per provare a uscire da situazioni drammatiche. Che a minacciare la loro sicurezza sia spesso la persona che avrebbe dovuto proteggerli dice molto dell’animo umano.

 

Iscriviti alla nostra newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione