ACCADE ALLE NAZIONI UNITE
LA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA TRATTA DI ESSERI UMANI

Qualcuno pensa che per combattere la tratta basti chiudere i porti. Poi c’è chi è convinto che scafisti e trafficanti siano le stesse persone. Gira anche voce che togliendo di mezzo i “caporali” si possa sconfiggere definitivamente lo sfruttamento e la riduzione in schiavitù. Delle volte sembra che ci si confonda tra carnefici e vittime.

Secondo chi si occupa di tratta professionalmente la questione è più ampia, coinvolge la criminalità organizzata, e non si può combattere con misure locali, parziali, che non tengono conto del fenomeno complessivo. A più di 60 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti del Fanciullo, che è del 1959, milioni di bambini e di ragazzi minorenni continuano a lavorare in diversi Paesi del mondo, anche nelle miniere o in giacimenti minerari di difficile accesso agli adulti. Giovanissime ragazze sono avviate alla prostituzione. Eserciti arruolano bambini soldato, organizzazioni terroristiche costringono minorenni a “farsi esplodere” in nome di qualche malinteso ideale. Combattere tutto questo prendendosela con chi arriva sui barconi non è solo sbagliato, è anche inutile.

La Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, che si svolge ogni anno il 30 luglio, serve a riflettere sul fatto che nel nostro mondo sviluppato oltre 20 milioni di persone sono vittime del lavoro forzato. I dati sono forniti dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) e nessuno può sentirsi escluso, perché il fenomeno riguarda tutti i Paesi, di origine, di transito e di destinazione delle vittime. Quindi anche noi. Secondo il rapporto sul traffico di esseri umani dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (Unodc), quasi un terzo delle vittime sono minori. Per il 71 per cento si tratta di donne e bambine.

L’Assemblea Generale dell’Onu negli anni ha assunto diverse iniziative, le cose si muovono, ma forse ancora troppo lentamente. Nel 2010 è stato adottato un Piano Globale d’Azione che esorta i governi di tutti i Paesi a intraprendere azioni coordinate e coerenti per sconfiggere questa piaga. Nel 2013 è stato tenuto un incontro di alto livello per valutare i risultati dell’iniziativa ed è stata designata la data del 30 luglio come ricorrenza per la Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani. La risoluzione sottolinea l’importanza di questa ricorrenza pensata allo scopo di far conoscere la situazione delle vittime della tratta di esseri umani e di promuovere i diritti di queste persone. A settembre 2015, i governi di tutto il mondo hanno aderito all’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile accogliendo anche gli obiettivi e i target che riguardano la tratta. Nel 2016 è stata la volta della Dichiarazione di New York su rifugiati e migranti, in cui tutti i 193 Stati membri delle Nazioni Unite hanno assunto lo storico impegno di arrivare a una più equa condivisione delle responsabilità relativa ai rifugiati nel mondo. In diversi Paesi sono stati messi in atto importanti cambiamenti nella normativa, nelle politiche e nelle azioni di risposta in materia di asilo.

L’approccio delle Nazioni Unite, per vocazione globale, è necessario, ma non sufficiente. C’è bisogno di politiche di lungo respiro da parte dei singoli Stati, non solo di prese di posizione ideali. Non sembra particolarmente utile prendersela con gli immigrati, ci sono dei seri sospetti che loro siano le principali vittime.

Oltre 20 milioni di persone nel mondo sono vittime del lavoro forzato

 

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