PER CHI SUONA LA CAMPANA - P10

 

La prima Campana era ormai stata distrutta. Ma erano già tutti pronti per fondere la seconda. Il pubblico era numeroso il 12 ottobre 1938 nella fornace veronese di Luigi Cavadini. La decorazione esterna in bronzo era stata affidata ancora a Stefano Zuech. L’applauso però non partì, perché il liquido versato nello stampo fece una pressione così forte che lo squarciò. Delusione nei presenti e amarezza in don Rossaro. Ma il sacerdote roveretano sapeva rialzarsi quando cadeva, anche rovinosamente. Ci volle quasi un anno prima di poter tentare di nuovo. La nuova colata fu lanciata il 13 giugno 1939, fu più veloce della prima, durò sei minuti e trentacinque secondi. Questa volta ci fu l’applauso. Mancava ancora il collaudo che avvenne nell’agosto successivo, mentre il suo ideatore era immerso nelle iniziative per celebrare il primo rintocco.

Certo inaugurare una Campana che ricorda i caduti della prima guerra mondiale mentre stava per iniziare la seconda non deve essere stato facile. Quel monumento alla Pace del peso di oltre 162 quintali, alto 3 metri, con un diametro di altri 3 metri e un battaglio da sei quintali doveva “combattere” idealmente contro troppi eserciti.

La Germania di Hitler aveva già invaso la Polonia quando don Rossaro pensò di coinvolgere le ambasciate di tutti i Paesi che avevano partecipato alla fusione della prima Campana chiedendo l’invio di un’ampolla con le acque dei fiumi più significativi del loro Paese, che poi sarebbero servite per il “battesimo” del nuovo simbolo della Pace. Sarà stata anche una richiesta ingenua, ma quale altra strada poteva essere percorsa un momento nel quale gli eserciti avevano già cominciato a marciare compatti?

Dietro quell’iniziativa c’era una speranza e una consapevolezza che il sacerdote ebbe il coraggio di comunicare agli ambasciatori stranieri con una lettera nel suo stile, certamente retorico, ma indiscutibilmente chiaro: «Anche sopra le torbide nubi che offuscano il cielo splendono le stelle; così sopra e fuori della bufera che funesta il nostro orizzonte, resta sovrano l’”ideale”. Ed è appunto per questo che mi onoro di partecipare alla Ecc. Vostra che la monumentale Campana dei Caduti, testé rifusa con cannoni di quasi tutti gli Stati della Guerra Mondiale, è riuscita meravigliosamente». Ma il suo sguardo si spingeva ancora più avanti, intravvedendo la necessità di promuovere il dialogo alla fine di una guerra che era appena cominciata: «Ignoriamo, al momento, quale destino incomba all’Umanità, e per questo abbiamo, per ora, sospeso il programma dei grandi festeggiamenti della sua inaugurazione. Monumento di giusta Pace e di umana fratellanza, la gloriosa Campana dei Caduti, che appartiene a tutte le Nazioni della Guerra di ieri, qualunque sia la sorte dei popoli da questa fosca tempesta, essa resterà inderogabilmente fedele al suo Statuto, e Vi assicuriamo, che l’augusta Campana celebrerà in perpetuo i gloriosi Eroi del Grande Paese, che Voi tanto nobilmente rappresentate».

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