ARTE E SOCIETÀ
La guerra è più spettacolare della Pace. Per questo sono di più i film o i quadri che raccontano battaglie rispetto a quelli che si interrogano sul motivo per il quale alcuni scontri non sono avvenuti. La Pace non fa rumore, e la diplomazia nemmeno, quando funziona. C’è però un artista che ha fuso due ruoli, quello del pittore e quello del negoziatore. Da una parte ha dipinto capolavori assoluti che richiamano alla necessità di difendere la Pace dagli attacchi che arrivano da tutte le parti. Dall’altra è andato in giro per l’Europa a convincere i reali che era il caso di far tornare a casa i soldati che erano ancora vivi.
C’è un dipinto di grandi dimensioni che si intitola Minerva protegge la Pace da Marte (Pace e Guerra) che fu dipinto a Londra, esattamente tra il 1629 e il 1630, ed è conservato alla National Gallery. L’artista in realtà abitava ad Anversa, e a quei tempi ci doveva essere un buon motivo per fare tutti quei chilometri e stabilirsi in un luogo così lontano. Chissà quante frontiere aveva dovuto attraversare, quanti cavalli stancare, quanti pericoli correre. Non si andava da Anversa a Londra in vacanza nel ‘600. In effetti quell’uomo era un inviato di Filippo IV di Spagna, ed era stato mandato a negoziare la Pace con Carlo I d’Inghilterra. I due Paesi erano in guerra da 5 anni. Entrambi i monarchi volevano arrivare a un accordo. Ma firmare una Pace non è mai una cosa facile perché i re e le regine vogliono avere ragione anche quando perdono o pareggiano. In ogni caso hanno bisogno di una storia credibile da raccontare ai loro sudditi e agli storici di corte.
E allora anche quando è chiaro che è ora di smetterla di combattere ci vuole qualcuno che trovi una via d’uscita onorevole per tutti.
Poi ci sono le passioni personali, che spesso hanno un ruolo di rilievo nella storia. Carlo I per esempio era un grandissimo intenditore d’arte. Appassionato collezionista conosceva e apprezzava architetti, scultori e pittori contemporanei. Filippo IV sfruttò questa “debolezza” per attuare una strategia vincente: inviò uno dei suoi più validi diplomatici, Pieter Paul Rubens, diplomatico fiammingo classe 1577 che incidentalmente aveva anche una certa familiarità con tele e pennelli. Il grandissimo pittore dipinse per il sovrano inglese una nuova opera, quanto mai attinente alla sua missione. Al centro è raffigurata la personificazione della Pace, nuda, mentre nutre con il suo latte Pluto, dio della ricchezza. Le sue forme prosperose e opulente esprimono al meglio l’ideale di bellezza femminile dell’epoca, ma anche la piacevolezza della Pace in contrasto con l’abominio della guerra.
Secondo una scoperta dovuta alle radiografie eseguite a Londra da non molto tempo, il quadro inizialmente era più piccolo di quello odierno e si limitava al gruppo centrale. C’erano la Pace, il piccolo Pluto, il gruppo di fanciulli sulla destra con Imene, dio del matrimonio, e alle loro spalle Minerva armata che respinge Marte, dio della Guerra, accompagnato da una delle Erinni. Il re inglese deve avere capito bene il significato dell’opera, che lo convinse ad accettare le proposte del grande pittore nelle vesti di mediatore. Carlo I si disse quindi pronto a firmare la Pace, che fu siglata otto mesi più tardi, ma probabilmente richiese un ampliamento dell’opera per renderla più grandiosa e imponente di quanto Rubens avesse inizialmente concepito. Questo secondo alcuni esperti spiegherebbe l’ingrandimento del formato del dipinto e l’apparente fretta con la quale furono ultimate le parti esterne della composizione, con l’aggiunta sulla sinistra di due donne di difficile interpretazione, del corpo di un satiro, di tutta la fascia inferiore del dipinto e anche, nell’angolo in alto a destra, di un’arpìa. Rubens, per quello che vale, fu nominato cavaliere, e tornò ad Anversa nel marzo 1630. In novembre fu firmato un trattato di Pace tra Inghilterra e Spagna.
Per quanto fosse esperto, però, il re inglese non poteva essersi accorto che il gruppo di bambini al centro sulla destra sono il ritratto dei figli di Balthasar Gerbier, un mercante d’arte al servizio della corona presso il quale Rubens fu ospite durante questa missione diplomatica a Londra. George è il modello di Imene, il fanciullo con la torcia, mentre la ragazza che viene adornata da una corona di fiori è sua sorella Elizabeth.
L’altra ragazza, che ci fissa direttamente con occhi grandi, pieni di speranza e leggermente ansiosi, è un’altra sorella, Susan.
Per il sovrano inglese deve essere stata una sorpresa vedere arrivare un pittore di quel livello nei panni di negoziatore. Ma la passione per la diplomazia Rubens l’aveva scoperta esattamente all’età di 13 anni, quando era entrato a servizio di una contessa di Antwerp come paggio. Poco dopo l’artista decise di dedicarsi completamente alla pittura e non si può dire che abbia sbagliato carriera. La strada fu dura anche in quell’ambito. Rubens lavorava ogni giorno dalle quattro del mattino fino alle cinque del pomeriggio, e fu questa dedizione assoluta a portarlo al successo. La vita però è fatta di crocevia, e di solito si tratta di eventi traumatici. Nel 1625, durante una terribile epidemia di peste, il pittore perse l’amatissima moglie. Fu in quel momento che per distrarsi tornò ad accettare missioni diplomatiche che lo costringevano a viaggiare.
Uno dei più grandi artisti di tutti i tempi è stato anche un grande politico, per passione e anche un po’ per caso. Forse non ci saranno prove storiche sufficienti a sostenerlo, ma a noi piace pensare che la capacità di vedere la bellezza, di crearla, di mostrarla e di ricercarla, fosse la stessa che lo portava a vedere, creare, mostrare e ricercare la Pace.
Pieter Paul Rubens, «Minerva protegge la Pace da Marte» (1629-1630, Londra, The National Gallery)
Pieter Paul Rubens, Autoritratto (1623; olio su tavola, Windsor, The Royal Collection)