SEMINARIO ALLA CAMPANA
LA TUTELA DEI DIRITTI UMANI E IL DISORDINE MONDIALE: LA RISPOSTA DEL CONSIGLIO D’EUROPA
Celebriamo Maria Dolens, la Campana della Pace, fusa un secolo fa con il bronzo proveniente dai diciannove Paesi che hanno combattuto nella prima guerra mondiale. Parlo di celebrazione: una celebrazione di una campana che suona per la Pace, eppure questa campana risuona anche in memoria della guerra e di coloro che vi persero la vita. A parte due volte in cui ha dovuto essere rifusa, Maria Dolens ha suonato al tramonto, 100 rintocchi, ogni giorno dal 1925.
Se avesse suonato ogni singolo giorno, sarebbero stati più di tre milioni e mezzo di rintocchi. Ma ci vorranno altri sei secoli — sì, altri 600 anni — prima che la Campana della Pace abbia suonato per ogni soldato caduto nella prima guerra mondiale. Se continuerà a suonare per ogni persona uccisa nella Seconda Guerra Mondiale, suonerà per altri venti secoli.
E se Maria Dolens suonasse solo una volta per ogni uomo, donna e bambino ucciso da tutte le guerre, questa campana suonerebbe per l’eternità.
Che spreco.
Uno spreco di talento e di opportunità.
Di amore e di risate.
Di vita.
Quando suona, questa bellissima campana piange i morti e ci avverte che la Pace è fragile. Maria Dolens ci ricorda che siamo parte di un tutto più grande, che ogni morte in ogni guerra riecheggia in tutto il pianeta, toccando tutti noi.
Ricordo l’inizio della poesia più famosa del poeta inglese John Donne:
Nessun uomo è un’isola,
completo in se stesso.
La prima guerra mondiale doveva essere la prima e l’ultima, la «guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre». I nostri soldati furono sacrificati affinché non fosse più versato altro sangue. Almeno, questa era la teoria. Ma da allora, cosa è successo?
Vent’anni dopo, un’altra guerra mondiale, durata sei lunghi anni e che ha ucciso più persone di qualsiasi altra guerra nella storia. Il mondo era destinato a restare intrappolato in questo ciclo di morte e distruzione?
Mentre l’Europa vacillava, ferita e provata dalle fiamme della guerra, furono in molti a giurare che non sarebbe stato così. Dalle ceneri nacque il Consiglio d’Europa, con l’obiettivo di unire le nazioni e lavorare per mantenere la Pace. Il Consiglio accese un faro di speranza e, nel corso degli anni, consolidò la sua forza, mano a mano che un numero sempre maggiore di Stati membri si univa alla nostra missione di un ordine internazionale basato sulle norme. Oggi il Consiglio riunisce 46 Stati membri, con i nostri valori condivisi di democrazia, diritti umani e stato di diritto.
Per decenni siamo riusciti — pur essendo stati scossi innumerevoli volte — a preservare la nostra fragile Pace in gran parte dell’Europa. Eppure, nei cento anni trascorsi dalla prima fusione della Campana della Pace, non c’è mai stato un giorno in cui il nostro mondo non abbia conosciuto la guerra. E nel 2025 ci troviamo sotto attacco, con nemici — che forse nemmeno sanno di esserlo — che utilizzano ogni arma a loro disposizione per seminare sfiducia e disunione. Vorrebbero dividerci, creando e alimentando deliberatamente le fratture che il Consiglio d’Europa è nato per contrastare.
Le innumerevoli e formidabili sfide globali che dobbiamo affrontare vengono strumentalizzate per diventare focolai di divisione e odio. La tecnologia e l’intelligenza artificiale vengono impiegate per generare ondate di disinformazione dannosa, criminalità informatica e persino cyberterrorismo. All’elenco si sommano l’indebolimento della libertà di stampa, della parità di genere e della diversità.
I cambiamenti climatici stanno causando condizioni meteorologiche estreme e disastri naturali, portando tragedie, caos e paura. Le minacce globali alla sicurezza idrica e alimentare ci scuotono profondamente. La geopolitica non subisce soltanto scosse, ma veri e propri terremoti — e le fratture che ne derivano appaiono quasi impossibili da colmare.
Se un lembo di terra venisse trascinato via dal mare
l’Europa intera ne sarebbe impoverita
Ogni attacco, di qualsiasi tipo, all’integrità nazionale di uno qualsiasi dei nostri Stati membri è un attacco a tutti noi. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, nel febbraio 2022, non è stata semplicemente il trascinamento via di un lembo di terra, ma la distruzione di un masso gigantesco nelle fondamenta stesse dell’Europa. Abbiamo bisogno di quelle fondamenta. L’Europa deve rimanere salda sulle fondamenta che ancora ci sostengono: i valori condivisi di democrazia, diritti umani e stato di diritto.
Il Consiglio d’Europa è stato al fianco dell’Ucraina fin dall’inizio del conflitto, non solo perché era giusto farlo per l’Ucraina, ma anche perché era giusto farlo per l’Europa. Per l’Europa e per l’ordine internazionale fondato sulle norme.
La morte di ogni uomo mi diminuisce poiché io sono parte dell’umanità
Ognuno di noi è cittadino di una nazione che fa parte dell’Europa. Così come i rintocchi di Maria Dolens si propagano nella valle, anche le nostre azioni risuonano in tutto il mondo. L’attacco della Russia all’Ucraina non sembra avere fine. Il Consiglio d’Europa ha sostenuto l’Ucraina sin dall’inizio della guerra. Abbiamo messo in atto il piano d’azione più ambizioso nella storia e stiamo attualmente lavorando a oltre 30 progetti relativi alla resilienza, alla ripresa e alla ricostruzione, in stretta collaborazione con le autorità ucraine. Il 25 giugno 2025, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy e il segretario generale Alain Berset hanno firmato un accordo sull’istituzione di un Tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l’Ucraina. La responsabilità è fondamentale nel percorso verso la giustizia. Lo stesso vale per il risarcimento e la capacità dei cittadini ucraini di ricostruire le loro vite e il loro Paese. Per questo motivo abbiamo istituito il Registro dei danni, che ha già ricevuto oltre 55.000 richieste di risarcimento in 11 categorie attualmente aperte. Ci auguriamo che la nostra Commissione per i reclami sia operativa all’inizio del prossimo anno.
Il Segretario generale ha inoltre nominato un inviato speciale sulla situazione dei minori in Ucraina. Il Consiglio d’Europa continuerà a lavorare per una Pace giusta e duratura in Ucraina. Una Pace giusta e duratura in Ucraina costituirebbe una nuova pietra miliare nelle fondamenta della Pace e della democrazia in tutta Europa. I nostri leader devono continuare a prestare ascolto alle campane della Pace, perché nessuno di noi può permettersi il prezzo amaro della guerra. Spetta a noi creare e amplificare nuovi rintocchi di speranza. Ma mentre ascoltiamo Maria Dolens, non serve chiedersi per chi suona la campana. Suona per tutti noi.
Bjørn Berge
Giuseppe Zaffuto legge l’intervento del vice segretario generale del Consiglio d’Europa, Bjørn Berge
I relatori del seminario visitano la mostra per il centenario di Maria Dolens guidati dalla curatrice Chiara Moser

