La Voce di Maria Dolens

Per offrire uno spazio di riflessione in questo periodo del tutto straordinario che stiamo vivendo, la Fondazione Opera Campana dei Caduti di Rovereto ha chiesto a Marcello Filotei, giornalista de "L'Osservatore Romano", di scrivere ogni giorno un breve articolo che prendendo spunto dall'attualità richiami l'importanza dei valori ai quali si ispira l'attività della Fondazione.
La rubrica si intitola "La voce di Maria Dolens" e viene pubblicata sul quotidiano "L'Adige" nelle pagine di Rovereto.

 

Magari sarà meglio piangere “sul sedile posteriore di una Rolls Royce piuttosto che su quelli di un vagone del metrò” come diceva Marilyn Monroe, ma se c'è una cosa che questo periodo chiarisce è che non basta essere ricchi, famosi, detenere il potere o addirittura avere in testa una corona (brutta assonanza), per essere al sicuro. Finanzieri, capi di Stato, primi ministri e sovrani, o aspiranti tali, non sono immuni, e questa è in un certo senso una novità. Guardando le cose da lontano, dalle terrazze dei grattacieli delle multinazionali, dalle stanze all'ultimo piano dei palazzi del potere o dalle regge circondate da splendidi giardini, si rischia di perdere di vista i particolari, che poi sono quelli che fanno la differenza. Ora che purtroppo anche diverse persone che rivestono importanti responsabilità sono state colpite dall'epidemia, risuonano ancora più chiare le parole di Maria Dolens: “Ci si salva tutti assieme, o non si salva nessuno”. Lo dice da più di novant'anni, da quel giordino dell'anima che è Colle di Miravalle. Basta ascoltare. Auguri di pronta guarigione a tutti e orecchie aperte alle 21.30.

Un uomo cammina da solo, sotto la pioggia, nel silenzio. Lo spazio è enorme, lui lo percorre con calma, sa cosa fare. Non è Clint Eastwood e nessuno sta aspettando dietro a una finestra il momento giusto per fare fuoco. Il nemico è intelligente, si nasconde tra le persone. Passi cadenzati restituiscono un suono lungo, ritmico, regolare, mescolato al ticchettio della pioggia e alle sirene di un'ambulanza che conquista così i suoi 15 secondi di celebrità. Piano americano, silenzio: “Abbiamo costruito le nostre agende su false sicurezze”. Se fosse un film sarebbe retorico, melenso, di serie b, oppure un capolavoro di Sergio Leone, ma per quello ci vorrebbero primi piani stretti e una colonna sonora adeguata. Invece è tutto vero: abbiamo sbagliato priorità anche se c'è chi le indicava ogni giorno, cento volte, dal Colle di Miravalle, con un suono lungo, ritmico, regolare che si mescola spesso al ticchettio della pioggia, senza bisogno di andare in mondovisione e di norma senza ambulanze. Memoria del passato e dialogo per il futuro in cima all'agenda di Maria Dolens. In una parola: Pace. L'unico modo per creare relazioni autentiche, tra le persone e tra gli Stati, per provare a costruire una mondo in cui ci sia meno gente che lucra sui disinfettanti. Proviamo ad ascoltare. Orecchie aperte alle 21.30.

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