STORIE DI TRENTINO NEL MONDO
EDITH PICHLER DALLA VAL DI NON ALLA GERMANIA

 

Abbiamo chiesto ad alcuni discendenti di trentini emigrati di raccontare le loro storie in prima persona, ponendo l’accento su quanto la loro origine li abbia indirizzati e influenzati nella vita. Questo non sarebbe stato possibile senza l’attiva e amichevole collaborazione dell’Associazione Trentini nel Mondo, nata nel 1957 con finalità di solidarietà sociale e come strumento di aggregazione e assistenza per i migranti trentini e per i loro discendenti. Il personaggio che presentiamo in questo numero è Edith Pichler, originaria di Cles, attualmente docente presso l’Istituto di Economia e Scienze Sociali dell’Università di Potsdam. 

 

Berlino è sempre stata dei giovani (non solo anagraficamente) e ha sempre attratto persone che ci venivano per via della sua peculiare situazione culturale e sociale. La Berlino Ovest di quegli anni, quelli precedenti alla caduta del famoso “muro”, era una città aperta, libertaria, seducente e grazie alla sua vivacità sociale e culturale, possibile anche grazie ai fondi del governo federale, offriva spazi a tutti: artisti, creativi, giramondo.

La metropoli sulla Sprea attirava non solo rockstar come David Bowie e Lou Reed, registi come Peter Stein ed attori come Bruno Ganz, ma anche giovani italiani attratti dalla forza del movimento studentesco. In quegli anni non era facile raggiungere la città. Non si dovevano solo superare due confini simbolo della Guerra Fredda (BRD-DDR; DDR-West-Berlin) passando in macchina o in treno per corridoi di transito che dalla Germania Occidentale attraverso la Deutsche Demokratische Republik ti portavano a Berlino Ovest, ma non esistevano nemmeno i voli internazionali: uniche compagnie che volavano su Berlino Ovest, sempre attraversando dei corridoi, erano Pan Am, British Airways e Air France.

Negli anni ‘80 del secolo scorso c’era un collegamento ferroviario Roma-Monaco, che se ben ricordo aveva il nome Alpen-Express. Il treno aveva delle Kurswagen, delle carrozze che facevano la tratta Roma-Berlino e Roma-Puttgarden-Stoccolma. A volte stando alla stazione di Trento leggevo interessata le mete di queste carrozze, mondi lontani, sconosciuti, affascinanti. Specialmente Puttgarden mi dava il senso di qualcosa di molto lontano al Nord.

E in una di queste carrozze che a Monaco venivano aggiunte ai treni della Deutsche Reichsbahn della DDR, i cosiddetti Transitzüge, sono arrivata a Berlino come ragazza alla pari. La mattina presto alla periferia di West-Berlin la prima cosa che mi stupì furono le casette/baracchette piccoline in mezzo a dei campi, che mi ricordavano la baraccopoli nel film Miracolo a Milano, anche se più “ordinate e linde”. Ho pensato non può essere in Germania… e poi nella DDR che si dichiara «la patria dei lavoratori», poi per fortuna un compagno di viaggio italo-berlinese mi chiarì che erano le casette degli Schrebergarten, degli orti comunali, che durante il periodo del muro per via dello stato della città, un’isola circondata, hanno avuto anche un significativo ruolo ricreativo.

Un particolare di Berlino che mi colpì subito, era autunno avanzato e già si accendevano i riscaldamenti, era un “odore” nell’aria: scoprii poi dovuto alle centrali e alle caldaie che usavano il carbone. Per anni ho associato Berlino a questo odore, che è diventato per molti italiani di allora simbolo, identità e ricordo della città. Ma a me ricordava in qualche modo anche la primavera in Val di Non - sono infatti originaria di Cles - è l’odore che si spargeva nell’aria quando i contadini bruciavano nei campi le sterpaglie e questa similarità non mi faceva sentire così “fuori luogo”.

Arrivata a Berlino ho studiato all’Otto-Suhr Institut della Freie Universität, ho conseguito il Ph.D. (Dr. Phil.) in Scienze Politiche e l’abilitazione scientifica nazionale come professore associato per Sociologia dei processi economici e del lavoro. Dal 2011 sono docente presso l’Istituto di Economia e Scienze Sociali dell’Università di Potsdam (Centre for Citizenship, Social Pluralism and Religious Diversity). Precedentemente ho insegnato alla Humboldt-Universität di Berlino e sono stata Visiting professor all’Università La Sapienza di Roma. Mi occupo di emigrazioni, etnicità, minoranze, e ho pubblicato numerosi saggi sulla presenza italiana in Germania. Sono membro del Rat für Migration, come esperta dell'Associazione Neodemos sugli studi demografici e politiche sociali e di Politika - Società di Scienza Politica dell'Alto Adige (aderente della Società Italiana di Scienza Politica e della Società Austriaca di Scienza Politica). Faccio parte del Comitato Scientifico del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes e dei volumi in progetto presso Donzelli sulla Storia dell’emigrazione italiana in Europa. Collaboro con il Centro Altreitalie di Torino e con il Cser (Centro Studi Emigrazione di Roma). Dal 2023 sono vicepresidente del Fai (Forum Accademico Italiano) di Germania.

È grazie a queste attività che il 30 ottobre mi è stata conferita l’onorificenza dell’Ordine della Stella d’Italia, nel grado di Ufficiale, concessa dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. È un’onorificenza riservata a coloro che si siano distinti nella promozione dei legami con l’Italia, come, ha ricordato l’ambasciatore d’Italia in Germania, Armando Varricchio, durante la cerimonia di consegna. «Edith Pichler - ha affermato l’ambasciatore - da anni rappresenta un punto di riferimento negli studi sulla comunità italiana in Germania. Riuscendo sempre a coniugare un approccio scientifico e aperto nell’analisi delle diverse tematiche care alla comunità italiana in Germania, il suo contributo ha permesso di meglio conoscere le italiane e gli italiani che vivono in questo Paese».

Nel frattempo durante delle vacanze sul Mare Baltico ho “scoperto” Puttgarden, piccolo centro sull’Isola di Ferhman con un terminal ferroviario per l’imbarco navale per la Danimarca. Non proprio quello che avevo nella mia mente. Non è stata una disillusione ma piuttosto un ridimensionamento di quello che immaginavo. E con il tempo anche la mia dimensione berlinese si è “rimpicciolita”… perché si tende sempre più a stare e muoversi nel proprio Kiez, anche dopo le restrizioni imposte per il Covid. Le trasformazioni che sta vivendo la città - specialmente nei quartieri centrali - la rendono sempre più uguale ad altre città e meno affascinante, e molti posti, molte piazze, molte località sono diventate degli “altri”, per questo forse ci si sofferma di più in quello ancora “tuo” che è parte della propria identità berlinese, o di quello si pensa lo sia.

 

Edith Pichler

Edith Pichler prima della premiazione

Edith Pichler insignita dell’Ordine della Stella d’Italia dall’ambasciatore d’Italia in Germania, Armando Varricchio

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