VIOLENZA URBANA

 

Se il tuo Paese dichiara guerra a qualcuno almeno lo dovresti sapere. In passato era così. I diplomatici si scambiavano dei fogli, ogni capo di Stato faceva un discorso motivazionale, certe volte da un balcone, i generali dicevano di averlo previsto, i soldati obbedivano, il popolo acclamava. La differenza tra conflitto e Pace era netta. Poi dopo avere visto infrangersi i sogni di gloria sulle bare dei figli, le mamme cominciavano a protestare, la benzina non si trovava, il pane scarseggiava, qualcuno si organizzava clandestinamente, la manutenzione dei carri armati si interrompeva, qualche territorio veniva invaso e il più intelligente lanciava un appello per la fine delle ostilità. Tutto chiaro. Tragico, ripetitivo, ma chiaro.

In molte economie emergenti il crimine organizzato ha rimpiazzato l’insurrezione armata come sfida principale allo Stato

Oggi non è più così. O almeno non è solo così. Ci sono città nel mondo in cui il confine fra violenza criminale e conflitto armato si è ridotto drasticamente, la distinzione fra guerra e Pace è impercettibile. I grandi trafficanti di droga, per esempio, hanno dei veri e propri eserciti, costruiscono fortezze inespugnabili, danno “lavoro” a una parte della popolazione, qualche volta si sparano tra loro ma soprattutto uccidono chiunque si avvicini ai loro affari. Anche il modo di parlare è cambiato e la parola “guerra” è sempre più spesso affiancata a fenomeni specifici, come il terrorismo o il narcotraffico. L’uso del termine non è inappropriato se è vero che in molti Paesi dell’America Latina le violenze delle cosiddette street gang sono paragonabili alle atrocità delle guerre civili del passato.

C’è di più. Secondo Kieran Mitton, che insegna Relazioni internazionali al Dipartimento di studi sulla Guerra del King’s College di Londra, «le risposte repressive fornite da polizia, militari e autorità cittadine, spesso scarsamente equipaggiate per far fronte a fenomeni di tale portata in contesti urbani, hanno portato la situazione all’estremo. Questo circolo vizioso ha quindi alienato le comunità locali, allontanandole dalle forze di polizia e alimentando il problema del controllo della criminalità. In Brasile, per esempio, molti dei residenti delle favelas di Rio de Janeiro hanno più paura di venire uccisi dai colpi di arma da fuoco dei poliziotti che da quelli dei narcotrafficanti».

Ci sono città nel mondo in cui la distinzione fra conflitto e Pace è impercettibile

Le popolazioni non sempre hanno la percezione di essere coinvolte in uno scontro armato, anche se alcuni studiosi sostengono che il crimine ha rimpiazzato l’insurrezione come sfida principale allo Stato. Forse dovremmo cominciare a considerare la criminalità organizzata come l’equivalente di un esercito invasore. L’alternativa è dare ragione a Leonard Cohen quando canta «c’è una guerra tra quelli che dicono che c’è una guerra e quelli che dicono che non c’è».

Un graffito degli anni Cinquanta ad Harlem dimostra la presenza di gang di strada già a quell’epoca

Iscriviti alla nostra newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione