UNA MOSTRA PER I CENTO ANNI DI MARIA DOLENS
In occasione del centenario dal primo rintocco di Maria Dolens la Fondazione Campana dei Caduti propone una mostra che si aprirà il 12 aprile per chiudere il 31 ottobre 2025. Abbiamo chiesto alla curatrice, la storica dell’arte Chiara Moser, di raccontarci i criteri con i quali è stata allestita.
A cento anni dalla fusione di Maria Dolens, la Fondazione Campana dei Caduti di Rovereto si prepara, nel 2025, a celebrare la sua Campana. È passato infatti un secolo da quando don Antonio Rossaro promosse questa visionaria impresa donando a Rovereto e alla Provincia in primis, ma nel concreto a tutto il mondo, questo simbolo di Pace e rinascita.
La mostra intende ripercorrere il “mito” della Campana. Non una celebrazione dell’oggetto in sé, ma una riflessione su quanto Maria Dolens abbia lasciato nell’immaginario collettivo, in che modo e in quali forme si sia impressa nella memoria della collettività, quanto la Campana abbia segnato il suo tempo e riesca ancor’oggi, a lasciare la sua impronta grazie alla Fondazione che porta avanti il suo messaggio.
I focus principali saranno due, il primo è dedicato ad «Artisti, souvenir e mass media».
Durante la Prima guerra mondiale nasce la propaganda moderna. I mass media — stampa, cinema e radio — vengono utilizzati per creare consenso allo sforzo bellico e sostenere il morale. Don Antonio Rossaro, all’indomani del conflitto, reinterpreta con intelligenza quanto visto negli anni bui della Grande guerra per costruire una leggenda contemporanea. Come ben scrive Renato Trinco, don Antonio Rossaro crea attorno alla Campana dei Caduti un alone di poesia e spiritualità, non senza l’enfasi retorica legata al culto dei caduti per la patria.
Il prelato riesce quindi a organizzare un’opera di propaganda e divulgazione attraverso i più vari canali comunicativi primo fra tutti la stampa, non tralasciando tuttavia il cinema e la radio, e dando grande risalto soprattutto ai momenti ufficiali. Coinvolge fin da subito la comunità degli artisti, grazie anche all’aiuto di Giorgio Wenter Marini, cugino del religioso, commissionando la creazione di cartoline, manifesti, medaglie quant’anche oggettistica. La Campana, infatti, fin dalla sua prima fusione, entra nelle famiglie e nelle case grazie a un florido mercato di oggetti e stampati. Fin dal principio don Antonio Rossaro incoraggia la produzione di souvenir e piccola oggettistica capendo l’importanza di permettere al “suo” simbolo di entrare nell’intimità di ogni famiglia.
Dall’arte don Antonio Rossaro prende in prestito anche temi, iconografie e modelli da cui attinge, e gli artisti a loro volta restituiscono una visione reinterpretata di questo mito.
Opere provenienti da collezioni pubbliche e private, racconteranno quindi la genesi di Maria Dolens, partendo dal contesto in cui don Antonio Rossaro la immagina, fino alle sue rappresentazioni e interpretazioni.
Il secondo focus è su «la Fondazione e lo slancio internazionale».
«È stata posta sul Castello di Rovereto, che vide lo svolgersi di tante cruenti battaglie, e salutò sulle trincee di Serravalle la bianca bandiera dell’armistizio che pose fine alla guerra mondiale, la monumentale Campana dei Caduti. Essa dovrà rimanere in perpetuo sul castello di Rovereto, a commemorare quotidianamente, con lo storico avvenimento, i Morti della grande guerra, i quali caddero combattendo ciascuno per un alto ideale». Dai propositi inseriti nella Magna Charta, atto di fondazione della Campana, a oggi il cammino è stato lungo e denso di avvenimenti.
L’atto di nascita della Fondazione, firmato dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat il 18 gennaio 1968, è una pietra miliare che apre orizzonti prima inimmaginabili. Questo ha permesso di ampliare la missione che già il fondatore aveva auspicato: potersi rivolgere a tutta l’Umanità e farsi interprete non solo degli eroismi e delle tragedie di chi era caduto nei conflitti bellici, ma anche dell’esigenza di creare tra i popoli scambi e rapporti di Pace.
La Fondazione in questi decenni si è impegnata attivamente nella promozione di iniziative culturali ed educative volte alla costruzione di una cultura di Pace e inclusione. In questa sezione, allestita nella Galleria, verranno affrontati in modo particolare due momenti cruciali di questa storia: il partenariato con il Consiglio d’Europa e lo status consultivo speciale presso le Nazioni Unite.
L’intento è di raccontare non solo l’attività della Fondazione in questi contesti, ma anche di invitare il visitatore a conoscere queste organizzazioni internazionali, ormai così “vicine” nella comunicazione che ogni giorno ci raggiunge, ma allo stesso tempo sfuggenti. L’obiettivo è quello di affrontare questi temi su un piano concreto, vicino alla gente comune (nella accezione più generale e positiva del termine).
A supporto di questo racconto verranno utilizzate opere d’arte contemporanea della collezione della Fondazione per coinvolgere, ma anche per sfidare e provocare, il visitatore aiutando nella comprensione di temi di forte attualità affrontati da Consiglio d’Europa, Onu e, quindi, anche dalla Fondazione Campana dei Caduti.
La mostra intende raccontare i cent’anni della Campana, Maria Dolens che è “qui” ma al tempo stesso è “ovunque”, perché, come disse il reggente Alberto Robol riprendendo padre Eusebio Jori, il successore di don Rossaro: «La Campana sta a Rovereto, ma non è di Rovereto».


