UNO STUDIO DELLA FEDERATION OF AMERICAN SCIENTISTS
L’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo ha pubblicato recentemente sulla sua rivista «IRIAD Review. Studi sulla Pace e sui conflitti» un approfondimento sulle armi nucleari presenti nel mondo tratto da un rapporto della Federation of american scientists. Rilanciamo volentieri le illustrazioni sulle nostre pagine ringraziando gli esperti dell’Archivio Disarmo per la disponibilità.
Nonostante i progressi registrati nella riduzione degli arsenali nucleari dalla fine della Guerra fredda, il numero complessivo di testate nucleari nel mondo rimane estremamente elevato. All’inizio del 2025 nove Paesi detenevano complessivamente 12.331 testate. Secondo uno studio della Federation of american scientists si tratta di una sorta di “duopolio atomico”. Gli Stati Uniti e la Russia detengono insieme circa l’88 per cento dell’inventario nucleare mondiale e l’84 per cento delle testate stoccate a disposizione delle forze armate. Il resto dell’armamento atomico è disperso in tutto il pianeta. Ad eccezione di Washington e Mosca nessun governo dotato di armi nucleari considera necessario possedere più di qualche centinaio di testate per la sicurezza nazionale, anche se in molti casi gli arsenali stanno crescendo.
A livello globale il numero complessivo delle armi nucleari è in calo, ma il ritmo delle riduzioni è molto più lento rispetto agli ultimi trent’anni. Il calo in valore assoluto dipende principalmente dal fatto che Stati Uniti e Russia continuano a smantellare testate ritirate in precedenza. In contrasto con questa tendenza, il numero di testate presenti negli arsenali militari – ovvero quelle assegnate alle forze operative – è tornato a crescere. Mentre gli Usa stanno riducendo lentamente il proprio arsenale, Francia e Israele mantengono i loro arsenali relativamente stabili. Al contrario Cina, India, Corea del Nord, Pakistan, Regno Unito e, forse, anche la Russia, sembrano essere in fase di rafforzamento delle proprie scorte.


Secondo lo studio, aggiornato al marzo 2025, delle 12.331 testate nucleari mondiali circa 9.604 si trovano negli arsenali militari, pronte per l’uso su missili, aerei, navi o sottomarini. Le restanti 2.727 sono state ritirate, ma restano intatte in attesa di smantellamento. Delle 9.604 operative circa 3.904 sono schierate con forze che operano sul campo. Tra queste oltre 2.000 (statunitensi, russe, britanniche e francesi) sono affidate a contingenti in stato di massima allerta e sono pronte per l’uso immediato.
Il numero esatto di testate nucleari possedute da ciascun Paese non può essere però definito con precisione, in quanto è protetto dal segreto di Stato. Le stime disponibili, sottolineano gli esperti, si basano su analisi indipendenti, dati pubblici, documenti storici e occasionali fughe di notizie. La trasparenza varia notevolmente da Paese a Paese.
Per fare solo qualche esempio basti dire che tra il 2010 e il 2018, gli Stati Uniti divulgarono le dimensioni del proprio arsenale, ma l’amministrazione guidata da Donald Trump interruppe questa pratica nel 2019. Arrivato alla Casa Bianca Joe Biden la ripristinò brevemente nel 2020, per poi sospendere nuovamente la pubblicazione di dati nel 2021, 2022 e 2023. Nel 2021, anche il Regno Unito annunciò che non avrebbe più reso pubblici i dati sul proprio arsenale operativo. Nel 2023, infine, Stati Uniti e Russia hanno smesso di scambiarsi dati pubblici sulle testate strategiche schierate, come era previsto dal trattato New Start.
Da un punto di vista storico si può affermare che la quantità di armi nucleari è diminuita drasticamente rispetto al picco di circa 70.300 testate registrato nel 1986. Tuttavia, il ritmo di riduzione è notevolmente rallentato dagli anni Novanta del secolo scorso e oggi si basa quasi esclusivamente sullo smantellamento di testate ritirate.
Al contrario di quanto previsto dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare (Tnp), gli Stati dotati di armi nucleari sembrano intenzionati a mantenere arsenali significativi per un periodo indefinito. Tutti continuano a modernizzare i propri armamenti, alcuni stanno introducendo nuove tipologie di ordigni e stanno ampliando il ruolo del nucleare nella loro strategia militare e nella comunicazione pubblica.
Le stime presentate sono state elaborate da Hans M. Kristensen, Matt Korda, Eliana Johns e Mackenzie Knight della Federation of American Scientists, sulla base del lavoro di Thomas Cochran, Robert Norris e William Arkin.